ROMA – “Non ho sparato, mi hanno accoltellato”. Si difende dal carcere Daniele De Santis, l’ultrà giallorosso curato in stato d’arresto a Regina Coeli per il tentato omicidio di Ciro Esposito, il tifoso napoletano di 29 anni quasi ammazzato da un colpo di pistola nel prepartita della finale di Coppa Italia del 3 maggio.
Parole riportate dal Messaggero del 22 maggio 2014.
“Sulle prime le ferite da arma da taglio non erano emerse – spiega l’avvocato Michele D’Urso, assistito da Tommaso Politi – invece ci sono anche quelle. De Santis è stato vittima di un pestaggio a tre riprese, come dicono i testimoni, a opera di una cinquantina di persone. La prognosi di 30 giorni è destinata ad aumentare. I medici del carcere stanno valutando di trasferirlo in ospedale al più presto”.
“Mi hanno confermato le condizioni critiche del figlio – dice il papà Ivo – Sono increduli che Daniele possa avere sparato. Hanno ascoltato con rispetto le parole della mamma di Ciro che perdonava lo sparatore – racconta l’avvocato – e dispiace loro per quel ragazzo così giovane. Sono chiusi nel loro dolore”.
“L’esame a poche ore dai fatti ha evidenziato la presenza di sole due su tre della particelle residue – afferma D’Urso – ed è strano nel caso di un indiziato che avrebbe sparato per ben quattro volte. Eccezioni non possono esserci. Soprattutto con unsecondo Stub”.
“Abbiamo chiesto di risalire alla matricola abrasa della pistola – aggiunge – per ricavare la “storia” dell’arma. Allora la verità sarà più vicina”.
“Il mio cervello – spiega la mamma di Ciro Esposito – è concentrato solo su mio figlio, non riesco a sostenere altro, figuriamoci le indagini o le tesi assurde. Io vivo solo per vedere Ciro quando ci è concesso. Un pochino sta meglio. Ma quando gli ho chiesto “tu lo sai che ti hanno sparato?”, lui ha solo alzato gli occhi al cielo”.