TORRE DEL GRECO (NAPOLI) – L’ex ad di Deiulemar compagnia di navigazione Spa, Michele Iuliano, 88 anni, è morto durante una perquisizione domiciliare da parte della Finanza. La Deiulemar è la società armatoriale dichiarata fallita la scorsa settimana dal tribunale di Torre Annunziata (Napoli) e in cui quasi 13mila risparmiatori avevano investito oltre 720 milioni di euro.
Secondo quanto riferiscono i legali dell’uomo, il fatto è avvenuto questa mattina nella villa di Iuliano in via Tironi a Torre del Greco, poco dopo le 9. Il clima non era acceso, il ”capitano” – come è conosciuto in città – si è accasciato su una sedia ed è morto. Inutili gli immediati soccorsi.
Ma cos’è la Deiulemar? E quanti sono soprattutto i risparmiatori che le hanno affidato i loro soldi? La Deiulemar, acronimo che racchiude le iniziali dei soci fondatori, è una compagnia di navigazione, diventata la quarta società armatoriale d’Europa per trasporto di merci solide e liquide: 20 navi di proprietà, 40 a nolo, un patrimonio immobiliare immenso. Fondata quasi mezzo secolo fa da tre armatori torresi: Giovanni Della Gatta, Michele Iuliano e Giuseppe Lembo (De-Iu-Le). La società, prima del fallimento, era guidata dalla seconda generazione di armatori e, da un po’ tempo, aveva mostrato un debole per la finanza. Quella allegra. I risparmiatori, che ora che l’azienda è in fallimento tremano, non sono molti in termini assoluti, ma sono la quasi totalità di cittadini di Torre del Greco.
Come emerge dall’inchiesta di Francesca Mannocchi su La7, a fronte di emissioni regolari di obbligazioni per 41 milioni di euro, vi sarebbe uno stock enorme di bond “irregolari”, proprio quei bond che con la loro irregolarità hanno fatto gola a molti torresi convincendoli ad investire. La cifra che circola è impressionante proprio perché riguarderebbe un’area ristretta, cioè Torre del Greco: 600-700 milioni di presunte obbligazioni irregolari. Al censimento degli obbligazionisti si sono presentati in 7mila su 13mila stimati.
Negli ultimi mesi sono state numerose le manifestazioni di protesta, caratterizzate da grande tensioni, organizzate da chi ha investito e perso ingenti somme nella società. Lo scorso 2 maggio la sezione fallimentare del tribunale di Torre Annunziata (giudice Massimo Palescandalo) aveva accolto le istanze di fallimento presentate da sette creditori della compagnia di navigazione. La vicenda si trascinava da quasi quattro mesi, dal 17 gennaio per la precisione, quando voci su possibili difficoltà economiche della Deiulemar portarono gli investitori all’esterno degli uffici aperti al pubblico in traversa Vittorio Veneto. Prima 200, poi 400, infine 600 persone: gli uffici furono chiusi, con il “capitano” Iuliano costretto a convocare un’assemblea pubblica per rassicurare gli investitori all’hotel Sakura (uno dei beni riconducibile al gruppo Deiulemar). Poi l’istanza di fallimento, presentata da un creditore che vantava mancati pagamenti per 230mila euro, alla quale si sono “attaccati” altri sei ricorrenti. La prima udienza di verifica è in programma il 25 ottobre.