VARESE – ''Non sono un assassino, avevo bisogno di soldi ma non per questo si ammazza una persona''. Sono le dichiarazioni spontanee che Giuseppe Piccolomo, accusato di aver ucciso e amputato delle mani la pensionata Carla Molinari a Cocquio Trevisago nel novembre del 2009, ha rilasciato oggi davanti alla Corte d'Assise del Tribunale di Varese.
''Non sono mai entrato nella casa di Carla Molinari, quelle contro di me sono prove da barzelletta, sono innocente e i figli nati dal mio secondo matrimonio non devono vergognarsi parlando del loro papà '', ha detto l'imputato, che è scoppiato a piangere in aula, dove erano presenti anche Nunzia e Cinzia, nate dal primo matrimonio e che invece hanno sempre sostenuto la sua colpevolezza.
L'artigiano di 59 anni ha ricostruito i suoi spostamenti nel giorno del delitto, sostenendo di non essere mai entrato nel bar di Cocquio Trevisago dove una testimone lo avrebbe visto raccogliere da un posacenere i quattro mozziconi di sigaretta sparsi in casa della vittima per depistare le indagini. Uno degli elementi che ha indirizzato su di lui i sospetti degli investigatori. L'imputato ha aggiunto di aver gettato via la sua felpa bianca, secondo l'accusa indossata durante il delitto e fatta sparire per nascondere le tracce di sangue, perché sporca di olio e grasso della sua auto.
Si è soffermato infine sui suoi rapporti con le figlie. ''Fa male raccontare queste cose – ha concluso – ma mi devo difendere dal mare di fango che mi è stato gettato addosso. Di Enzo Tortora ce n'è già stato uno, fate che non ce ne sia un altro''.
