La Procura di Modena ha chiesto il rinvio a giudizio di don Giorgio Panini, il sacerdote accusato dell’omicidio premeditato di Sergio Manfredini, 67 anni, l’amico che da molti anni lo ospitava nell’abitazione della famiglia a Vignola. Manfredini fu ucciso con una ventina di coltellate nella notte fra il 23 e il 24 dicembre 2009, mentre dormiva.
La moglie, Paola Bergamini, riportò gravi lesioni; ferite più lievi, invece, per il figlio Davide, che dall’appartamento al piano superiore intervenne in soccorso dei genitori neutralizzando il prete e colpendolo alla testa con un candelabro.
Oltre al tentato omicidio, riferiscono i quotidiani locali, l’ex parroco, 57 anni, ora detenuto nel carcere di Modena, è accusato di lesioni personali, truffa continuata al Comune di Vignola e alla Curia, appropriazione indebita nei confronti del Comune di Savignano.
Sono 43 i ‘raggiri’, tentati o riusciti, contestati dagli inquirenti. I pm Lucia Musti e Maria Angela Sighicelli lo accusano inoltre di essersi intascato l’8 per mille destinato alle parrocchie. Mentre per l’accusa il religioso avrebbe agito con lucidità, premeditando il delitto, i suoi legali, Domenico Giovanardi e Antonio Sarzi Amadè, sostengono l’incapacità di intendere e di volere del loro assistito al momento del delitto, compiuto a loro avviso in preda ad un raptus, contestano l’ipotesi della premeditazione e potrebbero chiedere il rito abbreviato, che consente lo sconto di un terzo della pena.
Lo stesso prete sostiene di non ricordare nulla di quella notte. Sempre secondo l’accusa, gli esiti degli accertamenti di polizia tributaria compiuti dalla Guardia di Finanza sul patrimonio del sacerdote avrebbero portato a scoprire una cifra molto elevata – si parla di 400.000 o addirittura oltre 500.000 euro – di cui don Panini negli anni si sarebbe illecitamente appropriato.
Le indagini hanno portato alla scoperta delle attività ‘d’affari’ del sacerdote, che possedeva vari conti correnti e tre immobili, due dei quali cointestati con la vittima a Vieste e ad Aprica. Il movente dell’omicidio peraltro è ancora da mettere del tutto a fuoco: oltre a possibili divergenze sugli interessi economici in comune tra il parroco e l’amico, nelle settimane successive all’omicidio era comparsa sulla scena una quarantenne di Vignola, la quale aveva sostenuto di essere la fidanzata di don Panini e che lui le aveva promesso che sarebbero andati a vivere assieme (si parla anche dell’ intenzione del sacerdote di comprare casa a Guiglia).
Don Panini nega questo legame, ma i rapporti con la famiglia che lo ospitava potrebbero essersi deteriorati anche per la sua volontà di andarsene con la ‘fidanzata’.