Sono morti o in carcere, ma i loro nomi vengono usati per garantire un datore di lavoro agli immigrati clandestini: è il business degli intermediari fioriti dopo la sanatoria del 2009 per le badanti.
Denunciato sulle pagine di Repubblica, questo giro di false assunzioni frutta ai truffatori tra i duemila e i settemila euro per ogni presunta regolarizzazione.
Gli immigrati beffati in questo modo sono stati tremila solo a Milano, almeno mille a Roma. I nomi dei “datori di lavoro” vengono presi tra i defunti, i carcerati, o più semplicemente presi a caso dall’elenco telefonico.
Con la sanatoria 2009, ogni datore di lavoro poteva regolarizzare una colf e due badanti straniere. E l’impennata di domande d’assunzione è arrivata a quota 300mila, guidata da ucraini (37mila) e marocchini (36mila).
Una volta tirati fuori i soldi della falsa assunzione, l’irregolare ha in mano una ricevuta che non ha alcun valore. In più, la beffa: per i truffati c’è poco da denunciare, visto che loro stessi hanno provato ad aggirare la sanatoria.
“Il problema però è che questa sanatoria era assurdamente limitata a colf e badanti – sostiene Marco Paggi dell’Associazione di studi giuridici sull’immigrazione – e così molti irregolari sono stati spinti a spacciarsi per lavoratori domestici pur di uscire dall’illegalità”.
Per questo, il presidente nazionale delle Acli, Andrea Oliviero chiede “un meccanismo per cui le persone truffate abbiano giustizia, per esempio col rilascio di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro di sei mesi: perché dare giustizia è molto più che chiedere legalità”.