Disoccupati, uno ce la fa: papà lo piazza a paga pubblica senza lavoro

ROMA – Cinque milioni di italiani senza lavoro, ma uno ce l’ha fatta, “all’italiana”. Uno, almeno uno lo stipendio ce l’ha, tremila euro netti al mese, anche senza lavoro perché a lavorare non ci andava mai. La storia la racconta La Stampa ed è una storia-limite, però mica tanto. Succede che all’Aress, Azienda Servizi Sanitari del Piemonte. Nella storia c’è un papà. Si chiama Pietro Cicorella. Cicorella papà fa il responsabile economico e finanziario del personale dell’Aress. Cicorella papà ha un figlio, Marco Giuseppe, che in quella azienda viene assunto come “sorvegliante di notte”. Prima che Cicorella figlio ottenesse quel posto Cicorella papà aveva premuto perché l’agenzia interinale offrisse all’ente regionale dei servizi sanitari un solo candidato per occuparlo. Riuscite a indovinare chi fosse quell’unico candidato?

Il candidato viene assunto ma un dipendente dell’Aress, comprensibilmente anonimo, va a farsi una chiacchierata con i Carabinieri. Carabinieri che vanno a dare un’occhiata e scoprono che una notte il sorvegliante notturno al lavoro non c’era. E che la mattina dopo risultava presente. Grazie alla segretaria di Cicorella papà che inseriva nel computer la “timbratura” di presente anche se Cicorella figlio era assente. Una volta, una volta sola? Pare proprio di no e infatti Cicorella papà e figlio sono entrambi indagati per truffa aggravata e pure la segretaria. Cicorella papà l’aveva ricompensata della cortesia facendo passare per auto di servizio della Regione Piemonte la Lancia Y, in modo fosse la Regione a pagare le spese del meccanico e del carrozziere. Il direttore dell’Aress, Claudio Zanon, dice: “Sono caduto dalle nuvole quando i Carabinieri mi hanno detto chi era il nostro sorvegliante di notte, avevo un elenco del personale interinale: nome e cognome di tutti, tranne dell’ultimo…e poi quello arrivava la sera, non ho mai avuto occasione di incontrarlo”.

Riepiloghiamo: almeno un’agenzia del lavoro che funziona, quella di famiglia che trova stipendio e lavoro, più stipendio che lavoro, al figlio. Stipendio fatto di soldi pubblici, con l’ente pubblico che paga il cui direttore “cade dalle nuvole”. Cinque milioni gli italiani senza lavoro, evidentemente non devono avere nemmeno un papà.

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Mino Fuccillo