Doina Matei, killer ombrello torna in carcere dopo foto Fb

Doina Matei, killer dell'ombrello torna in carcere dopo foto FbDoina Matei, killer dell'ombrello torna in carcere dopo foto Fb
Doina Matei, killer dell’ombrello torna in carcere dopo foto Fb

VENEZIA – E’ tornata in carcere, full time, Doina Matei, la romena condannata nel 2007 a 16 anni per aver ucciso Vanessa Russo, 23enne romana, ferendola a morte sulla banchina della metropolitana di Roma Termini. Il giudice di Sorveglianza di Venezia, dove è detenuta, le ha revocato la semilibertà dopo aver visto le sue foto su Facebook. Foto in cui Doina appare felice e sorridente, al mare, mentre si godeva la misura alternativa alla detenzione: fuori di giorno e dentro di notte, dalle 22 alle 6 del mattino.  A pubblicare le foto è stato il quotidiano Il Messaggero che ha scovato il profilo della romena sul social network accortamente registrato sotto pseudonimo. Eppure Doina giura: “Non sapevo di non poter usare Facebook, mi spiace molto se ho fatto del male a qualcuno…”

Era il 26 aprile 2007 quando Doina Matei, all’epoca 21enne, incrociò nel tunnel della stazione metro Termini Vanessa Russo. Avvertì una spinta e per tutta risposta brandì l’ombrello contro la ragazza romana infilandoglielo nell’occhio. La punta dell’ombrello trapassò il bulbo, raggiunse il cervello e tranciò un’arteria. Vanessa morì dopo un giorno di agonia in ospedale. Doina fu arrestata qualche giorno dopo e condannata a 16 anni di carcere per omicidio preterintenzionale. A distanza di 9 anni, la giovane romena aveva ottenuto il regime di semilibertà per buona condotta e si era pure rifatta una vita digitale.

In questi giorni stava usufruendo anche di un permesso premio che le consentivadi dormire all’esterno e stava già pensando al prossimo per la Pasqua ortodossa del primo maggio. “Questo è un brutto passo indietro per la mia assistita — ha il suo avvocato difensore Nino Marazzita — Forse dovuto all’effetto del polverone mediatico che si è sollevato sul caso dopo la pubblicazione di quelle foto. Ma la sospensione durerà giusto il tempo di discuterla davanti al tribunale di Venezia dove dimostreremo che fra i divieti non c’era quello specifico dell’uso del social network”.

Al processo Doina si è sempre difesa spiegando che non era sua intenzione uccidere. In un racconto premiato durante un concorso letterario a Firenze, intitolato La ragazza con l’ombrello, scritto a quattro mani con la giornalista Franca Leosini, si legge: “Quando tornerò nel mondo il mio primo appuntamento sarà nuovamente con la morte: la prima cosa che farò sarà andare al cimitero di Prima Porta sulla tomba di Vanessa. Lo devo, lo voglio, voglio stare vicina al mio angelo custode, a cui un destino tragico mi ha unita per sempre”.

Le sue foto su Facebook però hanno riacuito il dolore per la perdita inspiegabile di Vanessa. “Pena di morte”, invocavano i più cattivi sul web. “Esiste il diritto alla felicità anche per chi ha commesso un grave delitto – hanno sostenuto i più garantisti –  se la pena è stata regolarmente scontata”. Ma alla fine il giudice di Sorveglianza di Venezia si è convinto che Doina non meritava più la semilibertà.

Published by
Daniela Lauria