Doina Matei torna in carcere: peccato di Facebook

Doina Matei torna in carcere: peccato di Facebook

ROMA – Ha perso la libertà appena riconquistata per delle foto Facebook. Doina Matei, la ragazza rumena che nel 2007 uccise conficcandole un ombrello in un occhio durante una lite Vanessa Russo, deve tornare in carcere a tempo pieno. Per quell’omicidio, preterintenzionale secondo i giudici, Doina è stata condannata a 9 anni di cella. Una pena “proporzionata” sostiene il suo avvocato. Una pena che, invece, ha scandalizzato in tanti. Compreso Massimo Gramellini che su La Stampa di oggi 13 aprile scrive:

Nove anni dopo, già fluttua in semilibertà tra i canali di Venezia e sul suo profilo Facebook posta foto di se stessa sorridente al mare. Nove anni di carcere per un omicidio rappresentano la vergogna del legislatore italiano, anche se mai come i cinque scontati, scontatissimi, dal pugile Alessio Burtone per avere ammazzato con un pugno un’infermiera romena alla stazione Anagnina, sempre a Roma.

Il punto, però, non è la congruità o meno della pena. Doina è stata condannata, è stata in cella, e poi ha ottenuto una semilibertà che gli spettava a titolo di legge. Il problema, se vogliamo, è un problema di pudore. Quel maledetto 27 aprile del 2007 Doina ha ucciso. Dice che non voleva, e questa è la verità giudiziaria. Ha ucciso andando oltre la sua intenzione, durante una lite. Ha pagato per il suo omicidio e a breve tornerà libera (anche la sospensione della semilibertà decisa dai giudici è più che altro un fatto tecnico davanti a una questione nuova: una persona in semilibertà ha pieno diritto a utilizzare il suo profilo facebook). Il problema è che quella felicità così ostentata, nella foto la ragazza è in bikini sugli scogli e mostra un sorriso felice e spensierato, cozza e non poco con l’idea di una famiglia ancora in lutto per aver perso una figlia con un ombrello conficcato in un occhio. Ancora Gramellini:

Quelle immagini indignano e il moralismo non c’entra. Neanche il desiderio di vendetta. C’entra la sensibilità. C’entra che se ammazzi una persona, dovresti almeno avere il pudore di tenere per te le tue emozioni gioiose, senza ostentarle e tantomeno condividerle con chi patisce ancora le conseguenze del tuo delitto. Chi uccide per futili motivi mostra scarsissima considerazione del prossimo. Nove anni di carcere dopo, Doina Matei continua a infischiarsene degli effetti delle sue azioni. Viene il sospetto che per lei la pena, oltre che breve, sia stata inutile.

Published by
Emiliano Condò