MILANO – Un’illegalità dilagante in un sistema studiato per favorire l’evasione o l’elusione fiscale. È questo il quadro delineato dal rapporto sullo stato del settore edile in Lombardia realizzato da Fillea Cgil regionale.
Un “nero” pervasivo, che comincia con il fenomeno delle partite Iva. È la strada più recente intrapresa dalle imprese edili per contenere i costi del lavoro: invece di assumere dipendenti, si impegnano liberi professionisti – che sono sempre muratori e operai – riducendo così i costi relativi ad assunzioni, tutele sociali e pensionistiche. Ma le modalità con cui viene limitato il peso del costo del personale è più ampio. Uno degli escamotage più comuni è alterare le ore lavorate, facendo figurare il part-time. Un’assurdità per un comparto che regola i suoi tempi in base al clima e alle ore di luce. Si gioca anche molto sulle qualifiche tanto che in dieci anni gli inquadrati di primo livello sono aumentati del 50 percento.
C’è infine il lavoro grigio: in cui una parte della prestazione è registrata e retribuita regolarmente e il resto è pagato sotto banco. Sommando tutti questi accorgimenti si raggiunge per la Fillea Lombardia un’evasione/elusione relativa alla Lombardia di 1,4 miliardi di euro all’anno (a livello nazionale siamo a quasi 9 miliardi). Insomma per il sindacato degli edili Milano e la Lombardia sono una sorta di paradiso fiscale al riparo da veri controlli. Basta pensare che sul territorio sono registrate oltre 800mila imprese (un sesto del totale italiano) ma il personale preposto dall’agenzia delle entrate è di soli duemila verificatori. Un numero troppo ridotto per assicurare un reale monitoraggio.
Per Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil, con la crisi si sono acuiti sintomi già presenti nell’industria delle costruzioni, che però oramai hanno assunto una forma drammatica: “Continuano a crescere i dati del lavoro nero, con una proiezione per il 2012 al 13,4%, e del lavoro autonomo, che raggiunge quota 640mila unità a livello nazionale. Un’enormità, visto che il totale dei dipendenti in edilizia è poco più di 1,1 milioni. Si è iniziato nel 2008 con il ricorso ai finti part-time ed al sottoinquadramento, poi si è proseguito con il fenomeno delle finte partite Iva”. Insomma, il mercato del lavoro in edilizia si è trasformato in pochi anni in un “ipermercato delle braccia”, dove a seconda del livello di riduzione di costi che si vuole raggiungere si sceglie la soluzione più adeguata. La new entry è il lavoro a chiamata, fenomeno che in edilizia non è previsto se non per pochissime mansioni, ma su cui già alcune realtà territoriali hanno dato l’allarme.
