SALERNO – La procura di Salerno ha chiesto il rinvio a giudizio per Danilo Restivo, unico indagato per l’omicidio di Elisa Claps. Restivo è accusato di omicidio volontario pluriaggravato. Le innumerevoli perizie effettuate da consulenti nonché le testimonianze sono stati i determinanti elementi di prova.
E’ stato il taglio sulla mano che Danilo Restivo si procurò la mattina del 12 settembre 1993 (giorno della scomparsa, a Potenza, di Elisa Claps) l’argomento principale delle domande dei giudici inglesi a un testimone italiano ascoltato stamani, nel Palazzo di giustizia del capoluogo lucano, in videoconferenza nell’ambito del processo per l’omicidio della sarta Heather Barnett (il cui unico imputato è proprio Restivo).
Ad essere ascoltato è stato il dottor Michele Albano, il medico di turno, quella domenica mattina del ’93, al Pronto soccorso dell’ospedale San Carlo di Potenza. Albano ha spiegato ai magistrati inglesi di aver medicato Restivo intorno alle ore 13.30 e di avergli applicato un punto di sutura sul dorso della mano sinistra (tra il pollice e l’indice) per un taglio di circa un centimetro, ”che – ha specificato il medico – non sanguinava”. Albano ha aggiunto che si trattava ”di una ferita da taglio, procurata probabilmente da un oggetto tagliente”.
Alle domande dei giudici sulla causa del taglio, il medico ha risposto che ”può essere stato un coltello, una lamiera, come affermò Restivo, o – ha aggiunto Albano – un qualsiasi altro oggetto tagliente, ma parliamo sempre di probabilità ”. Alla video-testimonianza del medico hanno assistito anche il fratello di Elisa, Gildo Claps, e l’avvocato della famiglia, Giuliana Scarpetta.
La Polizia scientifica esaminò per la prima volta il cantiere della scale mobili, in cui Danilo Restivo disse di essersi ferito il 12 settembre 1993, il 5 ottobre, 23 giorni dopo la scomparsa di Elisa Claps. Lo ha detto Michele Zaccagnino, che all’epoca dirigeva la sezione di Potenza della Polizia scientifica, e che oggi ha testimoniato, in videoconferenza dal Palazzo di giustizia di Potenza, nell’ambito del processo Barnett.
”Nei posti indicati da Restivo – ha detto Zaccagnino – non vi erano oggetti taglienti o lamiere, ma il cantiere, secondo quanto ricordo – ha aggiunto – non era sotto sequestro e quindi gli operai circolavano liberamente”. Zaccagnino, inoltre, ha ricordato che gli accessi al cantiere delle scale mobili erano sbarrati solo la sera e nei giorni festivi, da assi di legno.