L’assessore al territorio della Regione Lombardia, Davide Boni, ha annunciato la richiesta dello stato di calamità naturale per il grave inquinamento prodotto dalla fuoruscita, quasi sicuramente dolosa, di dieci milioni di litri petrolio dai depositi della raffineria Lombarda Petroli di Villasanta vicino Monza e riversatisi nel fiume Lambro.
L’onda nera nelle prime ore di questa mattina era già arrivata a Orio Litta, nel Basso Lodigiano, a otto chilometri a sud di Lodi avanzando verso la provincia pavese. Nella tarda mattinata ha raggiunto il Po nel tratto piacentino del fiume. Un vertice di emergenza è stato convocato per oggi nella Prefettura di Piacenza.
L’incessante lavoro dei vigili del fuoco non è riuscito a fermare la marea di gasolio e petrolio combustibile che ha superato anche la barriera di galleggianti posta nel territorio di Sant’Angelo Lodigiano. Per essere totalmente efficienti i galleggianti dovrebbero arrivare fino sul fondo del fiume, ma questo non è accaduto perché la forza della corrente lo ha impedito.
Una parte della macchia è stata incessantemente aspirata con le idrovore e una nuova squadra dei vigili del fuoco di Lodi ha posato altri galleggianti nel Lambro. Unica nota positiva è che l’odore di gasolio che ieri sera stagnava anche sulla la città di Lodi, si è disperso.
Sulla vicenda erano anche intervenuti i vertici di Legambiente suggerendo che la Regione Lombardia chiedesse al Governo la dichiarazione di stato di emergenza ambientale nazionale. «Siamo di fronte a un disastro ambientale vero e proprio – hanno commentato Vittorio Cogliati Dezza presidente nazionale di Legambiente e Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – ed il problema non riguarda solo il fiume Lambro ma tutto il corso del Po fino al delta. Per arginare i danni che può causare la macchia d’olio è urgente un coordinamento nazionale degli interventi delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna».