Dal 2007 in Emilia-Romagna gli stranieri sfruttati sul lavoro che hanno usufruito del programma di protezione previsto dall’art. 18 della legge contro la ‘tratta’ (decreto legislativo 286/98) sono stati 173. In 128 casi (il 74%) chi li aveva ridotti in schiavitù erano italiani. In altri 4 si trattava di italiani in sodalizio con stranieri. I dati sono stati diffusi dall’assessore regionale alle politiche sociali Teresa Marzocchi, per una campagna di sensibilizzazione sul tema.
La Regione nel 2007 ha esteso il programma ‘Oltre la strada’, nato per le vittime di sfruttamento da prostituzione, anche ai lavoratori. Che sono quelli non solo pagati ‘in nero’, ma anche largamente sottopagati (ci sono casi di muratori pagati 3 euro all’ora per lavorare sette giorni su sette) e sottoposti a minacce, ricatti d’espulsione e sequestro dei documenti. Oggi, 112 persone sono ancora in carico al programma, per altre 61 l’iter si è concluso.
Il permesso di soggiorno per motivi di giustizia ora è per motivi di lavoro, hanno trovato casa e impiego. Lo sfruttamento si annida soprattutto nell’edilizia (104 casi su 173), nelle pieghe del sistema degli appalti-subappalti. Non a caso il dato che balza agli occhi sono gli 85 casi di sfruttamento di Reggio Emilia, ‘viziato’ dal caso dell’Ital Edil, società edilizia al centro di una vicenda giudiziaria, i cui operai rappresentano la maggior parte delle 75 denunce reggiane del settore. Seguono poi agricoltura (19) e badantato (9).
Dopo Reggio Emilia, vengono le 37 segnalazioni di sfruttamento di Bologna. Lo sfruttato ha tra i 20-40 anni, è uomo nell’88% dei casi, e nel 62% viene da Egitto, Marocco, Tunisia o Algeria, o il 28% da paesi dell’Est Europa come Moldavia o Russia. Il programma dal 1999 ha preso in carico 2.762 persone, dato 3.121 permessi, 1.979 ai sensi dell’art.18. Il dato delle sfruttate del mercato della prostituzione quindi é ancora prevalente e, è stato spiegato, il trend è stabile..