Continua la battaglia legale sulla questione legata all’eredità della famiglia Agnelli. La lettera spedita il 29 maggio 2007 dall’avvocato svizzero Charles Poncet a Emanuele Gamna, l’ex legale dello studio Chiomenti che con lo svizzero Jean Patry aveva trattato per Margherita l’eredità del padre, Gianni Agnelli, comincia con delle parole che preannunciano un cambio di avvocati: “Ho l’onore di comunicarle che Madame Margherita De Pahlen mi ha consultato e mi ha affidato la sua difesa”.
Proprio con questa lettera inizia una documentazione, indirizzata a Gamna e al suo avvocato Marc Bonnant, che durerà fino al gennaio 2009 e che ora si trova al centro di un’inchiesta per presunta estorsione della procura di Milano. Infatti secondo le ipotesi dell’accusa, Poncet avrebbe cercato di “convincere” Gamna a restituire una parte della parcella ricevuta da Margherita, e a firmare una dichiarazione giurata in cui ammettesse di avere fatto il doppio gioco nelle trattative per l’eredità, ingannando Margherita a favore di Gianluigi Gabetti e di Franzo Grande Stevens.
Poncet in una lettera precedente aveva già fatto allusione al compenso (“Non è in discussione l’ammontare, ma vi chiedo di dirmi come ve lo siete diviso fra voi”, tra Patry e Gamna), ma ad agosto affonda il colpo: la parcella di Patry esiste ed è di 10 milioni di euro, mentre quella di Gamna non c’è.
Passata l’estate, Gamna chiede un incontro, ma il 3 settembre Poncet lo liquida così: “Non posso vederla perché sarà chiamato come teste nel processo di Torino e sarà sollevato dal segreto professionale”. Gamna capisce che le cose stanno prendendo una brutta piega e a dicembre nomina Bonnant come suo avvocato difensore.
“Le sottopongo – scrive Poncet – queste quattro righe con le quali si può rimediare alla sua situazione e il testo non è negoziabile”. Gamna dovrebbe in sostanza ammettere di avere ingannato Margherita. Il 18 maggio 2008 si arriva vicini ad un accordo. Bonnant scrive a Poncet che “la sola soluzione è la firma dell’affidavit con qualche cambiamento redazionale, i due terzi dei soldi vengono riconosciuti, mentre un terzo della parcella viene restituita”. L’accordo, però, sfuma.
Per Gamna, la procura ipotizza il reato di infedele patrocinio e di truffa ai danni dello Stato per non aver fatturato la parcella (l’Agenzia delle entrate ha emesso un accertamento da 10 milioni di euro), mentre per Poncet quello di tentata estorsione, un’accusa che potrebbe estendersi anche alla stessa Margherita.
