L’Italia รจ stata ancora una volta condannata per un esproprio risarcito inadeguatamente. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che dovrร pagare un milione di euro a favore dell’unico erede di Pietro Bruno Di Belmonte, nato a Ispica, provincia di Ragusa nel 1923 e morto nel 2004, prima di poter vedere la parola fine ad una vicenda durata 27 anni.
Era il 1983 quando il comune di Ispica espropriรฒ al signor Di Belmonte 50mila mq di terreno edificabile per costruire delle case popolari. Pietro Bruno Di Belmonte fece allora causa al comune e 7 anni dopo, con una sentenza divenuta definitiva 8 maggio 1991, la Corte d’appello di Catania stabilรฌ che aveva diritto a essere compensato per il terreno con una cifra che in euro sarebbe pari a circa un milione e 850 mila euro. Nel giugno dello stesso anno il signor Di Belmonte richiese formalmente la somma dovutagli, ma invano. Un mese dopo presentรฒ un’ingiunzione di pagamento al Tar della Sicilia. Dovrร perรฒ attendere quasi un anno per ricevere solo parte della somma, circa 800 mila euro.
Per ottenere il resto dovrร invece continuare a ricorrere al Tar ed aspettare fino al 1995. Nel frattempo la somma, in virtรน degli interessi maturati รจ salita a quasi due milioni e mezzo di euro. Ma quando il signor Pietro รจ andato a riscuotere gli รจ stato dato solo mezzo milione di euro perchรจ il resto gli รจ stato trattenuto come tassa, in base a una legge entrata in vigore nel 1991.
Oggi i giudici di Strasburgo hanno stabilito che lo Stato italiano non poteva, in questo caso particolare, applicare retroattivamente una legge entrata in vigore sette mesi dopo la sentenza con cui si stabiliva il risarcimento dovuto, anche perchรจ se le autoritร avessero versato nei tempi stabiliti l’ammontare, la legge in questione non sarebbe stata ancora in vigore.
