
ROMA – L’estradizione di Marcello Dell’Utri costringe a fare gli straordinari di Pasqua a 12 interpreti dell’ufficio Affari penali del ministero della Giustizia, che devono tradurre dall’italiano all’arabo le 500 pagine della sentenza d’appello bis con la quale Dell’Utri è stato condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
I traduttori lavorano a ritmo serrato per concludere entro una settimana, massimo 10 giorni. Scrive Grazia Longo su La Stampa che per lo meno “per le casse dello Stato l’operazione è a costo zero, perché si tratta di dipendente ministeriali già in servizio”.
L’avvocato libanese di Dell’Utri, Nasser Al Khalil, detta condizioni come se il senatore di Forza Italia, ufficialmente latitante, avesse qualche credito e non qualche debito con la giustizia italiana:
«Tutta la documentazione deve arrivare tradotta in arabo, altrimenti non sarà presa in considerazione. E non basteranno le 500 pagine della sentenza d’appello bis, ma occorrono anche le altre. Duemila pagine circa in tutto». Ma sia il ministero della Giustizia sia la nostra ambasciata a Beirut replicano che bastano le 500 pagine delle motivazioni dell’appello bis.
L’avvocato Al Khalil ovviamente preferisce che il caso sia tradotto in arabo e non in francese, la seconda lingua parlata in Libano, più vicina all’italiano.
Da chiarire definitivamente è invece l’aspetto della lingua, perché se è vero che entrambe le istituzioni concordano sul francese, in base alle norme del Trattato tra i due Paesi del 1970, divergente è invece il loro parere sul «riassunto del caso in arabo». Da via Arenula ribadiscono di non aver avuto pressioni in tal senso, mentre l’avvocato libanese dell’ambasciata italiana a Beirut, Georges Jabre, precisa che «la copertina e il riassunto del caso, neppure una decina di pagine, dovranno essere tradotte in arabo come ha suggerito la vice procuratore generale».
Il tempo non è molto perché il 9 maggio ci sarà la sentenza definitiva della Cassazione. A quel punto l’estradizione non avverrebbe più per “scopi processuali” ma “esecutivi”, cioè Dell’Utri dovrà essere estradato perché venga arrestato.
La scadenza è fissata all’11 maggio perché la richiesta di estradizione deve pervenire entro 30 giorni dall’arresto. La deadline è quindi l’11 maggio. Basterà il tempo per gli interpreti? In linea di massimo sì, perché in quel momento si avrà solo il dispositivo, di poche pagine, della sentenza. Mentre le motivazioni arriveranno entro i 90 giorni successivi. Sembrano calcoli da ragioniere, ma considerate le influenze politiche di cui gode Dell’Utri a Beirut, ci si può aspettare di tutto.
