ROMA – L’orgoglio gay invade la capitale con tutti i suoi colori e la richiesta di ”uguali diritti”. In tantissimi, oltre cinquecentomila per gli organizzatori, sono arrivati da tutta Europa per rivendicare i diritti della comunita’ non solo gay ma anche lesbo, bisex e transgender: per le unioni civili e contro la discriminazione, per la laicita’ e contro le violenze. Una marcia colorata, a tratti eccessiva, trasgressiva e sulle note della madrina, l’istrionica Lady Gaga, con l’obiettivo di superare il ”gap antistorico” basato su un orientamento sessuale che discrimina ed emargina.
Roma, citta’ tollerante aveva anticipato il sindaco Gianni Alemanno, ha accolto la comunita’ rainbow che ha invaso le strade del centro con i costumi ose’ delle drag queen, i manifesti di Amnesty International, i genitori di figli gay, i figli di genitori dello stesso sesso, il composito mondo dei trans, gli attivisti omosessuali insieme a quegli etero venuti a sostenere una ”giusta causa”. Il tutto nello stile inconfondibile dei pride, reso piu’ speciale quest’anno dalla partecipazione di un ospite d’eccezione: la pop star Lady Gaga, volata in Italia per sostenere l’iniziativa. Tanto che qualcuno dei manifestanti osa una corona di spine come il protagonista del controverso video ‘Judas’. A lei sono dedicate musiche, costumi e manifesti della mega parata: parrucche bionde, t-shirt con su scritto ‘Habemus Gaga’, fan in fibrillazione sin dal primo pomeriggio per l’apparizione della diva. Ma in piazza i temi veri sono altri. Nichi Vendola, leader di Sinistra Ecologia e Liberta’, dalla testa del corteo interviene sulle unioni civili e auspica che ”al centro, a sinistra e a destra, tutti condividano la necessita’ di rendere alle coppie di fatto un riconoscimento giuridico”. Al suo fianco, la deputata del Pd Paola Concia affonda: in tema di diritti Lgbt ”veniamo considerati dall’estero un Paese bisognoso”.
Tra i volti della politica locale presente alla parata anche la governatrice del Lazio Renata Polverini che raggiunge i manifestanti a piazza della Repubblica e, seppur contestata da un piccolo gruppo di persone, ribadisce il suo ”impegno contro l’omofobia”. Tra i quaranta carri allegorici e le maestose drag queen, spuntano i cartelli di chi ha fatto un lungo viaggio per sostenere la battaglia italiana. Un gruppo di attivisti inglese marcia rivendicando ”equality and human rights for all” ed alcune ragazze giunte dal Portogallo spiegano: ”Per i diritti bisogna essere uniti”. Poi le provocazioni, anche forti. Su alcuni cartelli campeggia l’immagine ritoccata di Benedetto XVI con la frase ‘Veste Prada, ma e’ amica di Satana’, altri manifesti condannano episodi di pedofilia clericale. Mentre la grande, colorata parata percorre Roma, da Piazza della Repubblica a Circo Massimo, a San Giovanni vanno in scena i ‘nemici’ giurati dell’Europride. ”No al gay pride, si’ alla famiglia”, si legge su alcuni cartelli di Militia Christi. E anche al Colosseo per pochi minuti viene srotolato uno striscione con su scritto: ”Roma capoccia della tradizione” firmato Forza Nuova e una croce celtica. Episodi isolati che, comunque, non turbano il fluire della parata, tant’e’ che il sindaco Gianni Alemanno sottolinea: ”Abbiamo smentito ogni illazione di Roma come citta’ intollerante”. E infatti i romani hanno sfoderato tolleranza e curiosita’. Molti hanno fotografato o si sono fatti fotografare con le drag queen. Alcune famiglie si sono unite al pride con figli al seguito, persino nei passeggini. Questa forse l’immagine piu’ vera di un paese civile che dice che e’ giunta l’ora di ”pari diritti per tutti”.