ROMA – Cinquecentomila ragazze coinvolte, un giro d’affari da 13 miliardi di euro. Sono solo alcuni numeri della prostituzione in Europa, un settore nel quale l’Italia vanta numeri alti nella classifica degli “utilizzatori finali”.
Un fenomeno analizzato nel libro di Giuseppe Carrisi, “La fabbrica delle prostitute”. Intervistato da Repubblica, dice: “La tratta degli esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale è un business estremamente redditizio, e con pochi rischi per chi lo gestisce, in mano a network criminali con connessioni in tutto il mondo (attualmente il tasso di crescita è di circa il 40-50% all’anno, con un aumento esponenziale dei profitti). Secondo le Nazioni Unite, nel 1991, la somma ricavata dai trafficanti era di oltre 2,5 miliardi di dollari, mentre alla fine degli anni Novanta si aggirava tra i 7 e i 13 miliardi di dollari, facendo registrare un incremento del 400 per cento. Gli ultimi dati dell’Onu parlano di un volume di utili complessivo di 32 miliardi di dollari all’anno che, spesso, va di pari passo con il traffico di armi e droga”. E quando il crimine è così redditizio appare molto difficile da smantellare.
Il dibattito sulle sexworkers (i maschi si prostituiscono ma il numero non costituisce un problema sociale) agita tutte le nazioni europee. n Danimarca sono proibite le case chiuse e lo sfruttamento della prostituzione, mentre in Francia vi è un movimento piuttosto ampio che si schiera a favore della riapertura delle “case”, un pò come in Italia. In Germania la prostituzione è legale purché le prostitute paghino le tasse e si sottopongano a regolari visite mediche, alla stessa stregua della Grecia dove i bordelli sono autorizzati con obbligo di registrazione e di puntuali controlli sanitari. In Inghilterra la prostituzione non è proibita, ma sono coloro che abbordano le prostitute per strada a commettere un reato, esattamente come in Svezia dove dal 1999 sono punibili i clienti delle meretrici. Mentre in Spagna la prostituzione è legale, in Portogallo le case di tolleranza sono vietate.
