Politici, magistrati, istituzioni si sono ritrovate a Palermo per commemorare i 18 anni dalla strage di Capaci in cui morì il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. Insieme a loro un esercito di 2.500 ambasciatori della legalità provenienti da tutta Italia, sbarcato in mattinata con le navi della legalità.
Il convegno in ricordo della strage di Capaci si tiene nell’aula-bunker dell’Ucciardone di Palermo, la stessa che ospitò il primo maxi-processo alla mafia istruito da Falcone e da Paolo Borsellino. Oltre tremila persone di tutta Italia ricorderanno la figura del magistrato trucidato a Capaci insieme al ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, ai ministri dell’Interno e della Giustizia, Roberto Maroni e Angelino Alfano, al procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso e al procuratore di Palermo, Francesco Messineo. Al convegno è presente, tra gli altri, anche il capo della Polizia, Antonio Manganelli. La manifestazione si apre con un filmato su Falcone.
Il Capo dello Stato: “Le indagini vadano avanti”. “Diamo il massimo sostegno alle indagini che cercano di chiarire gli aspetti ancora oscuri delle stragi. E’ necessario sgomberare il campo da ogni equivoco rimasto in quegli eventi”. Questo l’inizio della lettera che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato a Maria Falcone, sorella di Giovanni, e letta al convegno organizzato nell’aula bunker del carcere Ucciardone.
“Questa iniziativa – aggiunge il Capo dello Stato – prosegue la stagione dell’impegno civile germogliata dopo la morte di Falcone, di sua moglie e degli agenti della scorta. Una stagione che ha come protagonisti i giovani attivi nell’affermare una cultura ispirata alla legalità”.
“L’appassionato eroico impegno di Falcone resta indelebile in tutti noi – prosegue il Capo dello Stato – L’impegno di Falcone è prezioso stimolo per la crescita delle coscienze”.
Aldo Grasso: “Non solo la mafia voleva eliminare Falcone”. “Non solo la mafia aveva interesse a eliminare Giovanni Falcone. Lui non voleva combattere la mafia e l’illegalità a metà, le voleva eliminare dalle fondamenta. Voleva tagliare le relazioni tra la mafia e gli altri poteri. E su questo le indagini sono ancora attuali”. E’ quanto ha affermato il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, durante un incontro con gli studenti sulla Nave delle Legalità, attraccata stamani al porto di Palermo.
“Falcone era il nemico numero uno della mafia -aggiunge Grasso – ma era inviso anche a tanti centri di interesse. Era un personaggio scomodo per il suo impegno per il recupero della legalità che urtava gli interessi di troppa gente. Falcone e Borsellino sono i miti, i punti di riferimento che mi aiutano nei momenti di sconforto. Falcone non si sarebbe accontentato di ridimensionare la mafia, ma voleva aggredire la specificità che rende la mafia un soggetto che partecipa al potere anche con le sue relazioni esterne”.
Grasso poi promette: “Difenderemo il valore dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura dal potere esecutivo. L’indipendenza della magistratura non è un privilegio di casta. Crediamo ancora che in Italia si possano riuscire a processare anche i ‘colletti bianchi’ e i corruttori di chi ricopre pubbliche funzioni”.
“Si sappia – continua – noi magistrati andremo avanti a tutta forza con rigore, sebbene con mezzi e risorse limitati, a cercare la verità sulle stragi di Capaci e via d’Amelio e sulle bombe di Roma, Firenze e Milano”.
Il procuratore antimafia parla poi della lunga amicizia che lo legava a Falcone: “Il rapporto d’amicizia tra noi due è cominciato dopo il maxiprocesso. Poteva sembrare una persona altezzosa e sprezzante, ma nell’intimità, con gli amici, era una persona diversa: scherzosa, quasi demenziale, e molto affettuosa con i nostri figli. Aveva una grande forza, nonostante le avversità ogni volta si ritirava su ed era pronto a lottare di nuovo”.
Grasso ha quindi spiegato il mutamento che la mafia ha avuto dalle stragi a oggi: “Ha fatto un salto di qualità, ha capito che le stragi non pagano e cerca di rendersi invisibile. La forza della mafia oggi è questa: non ha visibilità e si ristruttura e si organizza negli affari, diventando sempre più potente”.
Pertanto, secondo Grasso, è importante educare i ragazzi alla legalità: “I problemi non si risolvono mettendo in carcere i mafiosi, ma se voi giovani riuscirete a costruire una classe dirigente che dica no alla mafia e all’illegalità”. Biondi ha quindi evidenziato l’utilità dell’ora di Costituzione a scuola: “Aiuta a trasformare i principi della Costituzione in azioni civili, altrimenti la Costituzione rimarrebbe solo un libro”. In chiusura, Montante si è rivolto ai ragazzi invitandoli a “indignarsi anche per poco e a non tollerare l’illegalità. Solo così il paese potrà tornare alla normalità”.
Il ministro della Giustizia Alfano: “Il mio è un impegno pubblico – risponde il ministro della Giustizia, Angelino Alfano – l’indipendenza e l’autonomia della magistratura non saranno mai messe in discussione”.
“Daremo tutto il sostegno ai magistrati per l’accertamento della verità sulle stragi del ’92 – promette Alfano – Non so se siamo vicini o lontani alla verita’ perché non conosco gli atti riservati, ma solo quello che viene pubblicato in violazione del segreto istruttorio e che, a volte, può aiutare la mafia”.
I ragazzi delle navi della legalità. Ieri sera i ragazzi, studenti di 250 scuole selezionate dal ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione Falcone arrivati oggi a Palermo, erano partiti a bordo delle due navi della legalità da Napoli e Civitavecchia. Ad accoglierli sul molo molti loro coetanei palermitani, che li hanno salutati con canti in onore di Falcone e Borsellino e contro la mafia. Nel cielo sono volati centinaia di palloncini tricolore, mentre i “giovani della legalità” indossavano magliette bianche con la scritta “gli uomini passano, le idee restano, restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini” firmata dal giudice Falcone.
Sul molo è stato allestito un palco, dal quale i ragazzi sono stati salutati dalla sorella di Falcone, Maria, dal presidente di Libera, don Luigi Ciotti e dal procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che ha fatto la traversata in mare assieme agli studenti partiti da Civitavecchia.
Il presidente del Senato, Renato Schifani: “L’esempio di Falcone sia seguito da tutti”. “L’esempio di rettitudine di Giovanni Falcone resti un punto di riferimento da seguire per noi tutti”, lo sottolinea il Presidente del Senato Renato Schifani nel messaggio inviato a Maria e Anna Falcone, le sorelle del magistrato ucciso dalla mafia diciotto anni fa. “Ricorre oggi il diciottesimo anniversario del barbaro assassinio di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e degli uomini della scorta, straordinario esempio di ferma determinazione e serena dedizione alla legge e alla propria coscienza spinta fino all’estremo sacrificio. Giovanni Falcone – aggiunge il Presidente del Senato – ha donato la sua intelligenza e la sua vita per difendere i nostri valori più importanti, mosso dalla volontà di preservare dall’oppressione criminale il nostro futuro, il futuro dei nostri figli”.
Il messaggio è stato inviato anche alla Fondazione ‘Giovanni e Francesca Falcone’. “Il suo sacrificio – prosegue il Presidente del Senato – ha cambiato molte cose: ha arricchito le nostre coscienze e ha contribuito in maniera decisiva alla diffusione della cultura della legalità e della lotta al fenomeno mafioso, soprattutto tra i giovani. Ed è proprio l’albero di Falcone, quella grande magnolia piantata davanti all’abitazione dopo la sua uccisione, a rappresentare uno dei simboli più concreti e commoventi della lotta per la legalità. Attorno all’albero si riuniranno studenti provenienti da tutta Italia per lasciare un messaggio a riprova del fatto che la mafia non è solo un problema della Sicilia ma di tutti coloro che vogliono un cambiamento. Che la sua tragica scomparsa e il suo esempio di rettitudine – conclude il Presidente Schifani – resti un punto di riferimento da seguire nella vita quotidiana e in ogni comportamento per noi tutti”.
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini: “Investire sui giovani per la legalità”. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in un messaggio inviato alla fondazione Falcone, invita i giovani a “costruire una società in cui il principio della legalità non sia un valore astratto ma un dato più profondamente acquisito”. Per Fini è necessario costruire una società dove non ci siano cittadini “più furbi della legge o che la subiscano come sudditi”. Bisogna costruire “una società libera fatta da cittadini consapevoli e per questo bisogna investire sui giovani”.
La sorella di Falcone. “Siamo più vicini alla verità sulle stragi di Capaci e via D’Amelio. Abbiamo ormai la certezza che a farle non fu solo la mafia. D’altronde Giovanni aveva detto che dietro alla mafia ci sono menti raffinatissime”. Lo ha detto Maria Falcone, sorella del magistrato assassinato a Capaci 18 anni fa, a margine dell’incontro organizzato nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo per commemorare l’anniversario dell’eccidio. “Gli italiani – ha aggiunto – hanno il diritto di sapere cosa ci fu dietro le stragi in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”.