
ROMA – Tempo un mese, quello che ci vorrà per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, e le coppie potranno ricorrere alla fecondazione eterologa. Ovvero sarà possibile fare un figlio con il seme di un altro uomo o con gli ovuli di un’altra donna. Con la decisione presa dalla Corte Costituzionale sulla legge 40, infatti, cade innanzitutto il divieto di fecondazione assistita eterologa contenuto nel comma 3 dell’articolo 4 della norma. Ma non è la sola novità.
Una novità che, come prevede la Costituzione, sarà esecutiva “dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza in Gazzetta Ufficiale Presumibilmente, ci vorrà circa un mese: dopo le coppie potranno fare la fecondazione eterologa”.
“L’accesso a questa metodica – spiega Marilisa D’Amico, uno dei legali che ha seguito la vicenda – incontra i limiti già stabiliti nella legge 40, in base ai quali possono accedere alla procreazione assistita coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi. Resta inalterato anche il divieto di commercializzazione dei gameti: il donatore o la donatrice restano anonimi e devono agire gratuitamente, come previsto dall’art. 12″.
In generale, afferma il legale,
“la rosa di garanzie previste dalla legge 40 e da una serie di decreti legislativi che hanno recepito direttive europee sul controllo, la conservazione, la distribuzione di tessuti e cellule, rappresenta un ombrello di tutele che ora si estende all’eterologa”.
Vietato anche l’azione di disconoscimento del figlio, prevista all’art. 9. La Corte Costituzionale, infatti, è intervenuta su quest’articolo unicamente per cassare l’inciso che faceva riferimento al divieto di eterologa. Ma il testo resta immutato nelle altre parti, con
“i suoi punti fermi: vietato il disconoscimento di paternità; anonimato della madre; anonimato del donatore, che non acquisisce nessuna relazione giuridico parentale con il nuovo nato”.
L’intervento della Consulta – ultimo di una lunga serie sulla legge 40 – “uniforma la normativa italiana al livello europeo ed estero in materia di fecondazione e dei diritti delle coppie in questo campo”.
C’è però un ulteriore aspetto sotto osservazione:
“La libertà di ricerca scientifica utilizzando gli embrioni non utilizzati a questo fine. La questione è già stata sollevata – spiega D’Amico – era calanderizzata nella nostra udienza di ieri in Consulta, ma è stata rinviata in attesa della decisione della Corte di Strasburgo sullo stesso argomento, attesa per giugno”.