Federica cambia nome e diventa Christian senza però essere costretto a cambiare sesso con un intervento chirurgico. E il Tribunale di Napoli, tramite una storica sentenza, corona quello che era un sogno. Christian ha 34 anni ed abita a Pozzuoli. Fino a qualche giorno fa, per l’anagrafe era Federica. Adesso la sentenza ha ordinato all’Ufficiale dello Stato Civile del Comune di procedere alla rettifica dell’atto di nascita. L’indicazione del sesso femminile deve essere modificata in sesso maschile e l’indicazione del nome “Federica” in “Christian”.
Fino ad oggi, per ottenere il cambio serviva un‘operazione chirurgica. Christian non è stato però costretto a sottoporsi a un intervento chirurgico a causa di una malattia: “Purtroppo – spiega – ho una grave patologia, temo che sia cronica, può andare leggermente a migliorare ma non è una situazione risolvibile. Una piccola speranza c’è sempre. Se i valori migliorano si potrebbe fare, però è un percorso abbastanza lungo”.
Malgrado la malattia di Christian, le sentenze fanno comunque giurisprudenza ed ora si potrebbe aprire una sorta di “breccia giuridica”. Claudio Russo, l’avvocato che ha seguito il caso di Christian, spiega che “con una decisione che va a piantare una pietra miliare nel cammino che porta i transgender alla visibilità sociale del fenomeno, anche il Tribunale di Napoli si è schierato in materia, in linea con quanto disposto già dai Tribunali di Messina, Roma, Rovereto, Siena e Trapani, aderendo pienamente all’indirizzo della Corte Costituzionale. Federica sin dall’età di otto anni si era percepita all’interno di un corpo sbagliato. Era donna, ma si sentiva uomo. Non sapeva che, in Italia, era possibile cambiare sesso e a 19 anni aveva iniziato un percorso che perseguisse tale fine, ma era emersa una problematica renale che aveva fermato i propositi della ragazza. Federica però non si era arresa, voleva diventare Christian, anzi voleva essere Christian, perché lo era sempre stata”.
Anche Christian non nasconde la sua soddisfazione: “Avevo un obiettivo e l’ho raggiunto, ci ho sempre creduto. La sentenza del Tribunale è il parziale coronamento di un sogno. Prima era un sopravvivere, non un vivere. Per anni ho dovuto fingere e vivere una vita che non era mia. E’ il risultato di tanti sacrifici”.