Non c’è pace per la Fiat. Dopo Mirafiori e Pomigliano scoppia infatti il caso Sevel. Nello stabilimento Fiat con sede ad Atessa (Chieti), che produce veicoli commerciali leggeri, sabato scorso il 50% degli operai ha aderito allo sciopero proclamato dalla Fiom-Cgil per il turno straordinario del mattino. Quelle di sabato avrebbero infatti dovuto essere le prime ore di straordinario, secondo un accordo discusso dalla Fiat con tutti i sindacati, alla fine firmato solo da Fismic.
L’intesa. resasi necessaria per “sfruttare la ripresa del mercato dei veicoli commerciali leggeri”, come ha spiegato lo stesso Sergio Marchionne, prevedeva l’applicazione di un vecchio accordo datato 1985 che consentiva di aggiungere due sabati lavorativi straordinari ai 5 previsti dal contratto nazionale. In cambio i sindacati ottenevano l’assunzione di 150 persone e il trasferimento dalla ex Bertone di Torino a Chieti di altri 150 lavoratori.
Il tavolo è saltato quando i sindacati si sono visti presentare per la firma un testo in cui erano state introdotte dalla Fiat la clausola di esigibilità e le clausole sanzionatorie previste già negli accordi di Pomigliano e Mirafiori. “Quello che è successo in Sevel – commentava Marchionne durante la sua audizione parlamentare martedì scorso – è l’ennesimo esempio di un sistema bloccato, che rifiuta di seguire i ritmi del mercato e rifiuta anche di assumere le proprie responsabilità”.
Questa volta a protestare però sono anche Fil e Uilm. “Noi non abbiamo firmato – dice il segretario provinciale Chieti e Pescara della Fim-Cisl, Domenico Bologna – perchè abbiamo strumentale la posizione presa dalla Fiat. Ci sono vecchi accordi che non prevedono clausole di esigibilità e quelli valgono in Sevel. In caso di nuovo accordo avremmo fatto le nostre valutazioni, ma così non è stato”.
La Fiom è quindi passata ai fatti, proclamando due scioperi: uno sabato e l’altro domenica, entrambi nel turno di straordinari. “Mi sembra sia stata la stessa Fiat a non volere l’accordo”, ha spiegato il segretario Fiom Maurizio Landini. “Bisogna che si riparta da questo accordo – è la posizione del segretario Cgil Susanna Camusso – e si assuma un impegno reciproco sulla sincerità degli accordi che non può essere quella clausola individuale che come è noto scarica sui lavoratori il divieto di fare e di attuare i diritti che sono loro propri”.