TERAMO – Soldi e conti all’estero, fondi “neri” in Abruzzo: sono questi gli ingredienti della storia raccontata da Antonello Caporale sul quotidiano ‘La Repubblica’. Il quotidiano parla per la precisione di “fondi neri nello studio professionale del governatore dell’Abruzzo, Gianni Chiodi“, che sarebbero venuti alla luce da un’indagine della Guardia di Finanza di Teramo.
Le Fiamme Gialle, secondo la ricostruzione di Repubblica, sarebbero arrivate a quei movimenti di denaro “per caso”, mentre indagavano “su una serie di bancarotte fraudolente messe in piedi per svuotare le casse sociali (lasciando all’asciutto centinaia di creditori) e portare poi i soldi all’estero. E quando gli uomini delle fiamme gialle sono andati a verificare dove fossero domiciliate le due società estere “costruite” – secondo la procura di Teramo – per far tornare quel denaro (frutto d’illeciti) in Italia, hanno scoperto che entrambe avevano la sede nello studio professionale Chiodi-Tancredi.Nello studio del governatore della Regione Abruzzo”.
Di seguito le carte di cui parla il quotidiano Repubblica
“Raccontano i bancarottieri nelle cento pagine d’interrogatori che non solo fu lo studio professionale a ideare le società “offshore”; non solo fu il socio di studio del governatore ad accompagnarli a Lugano, a trovare un pensionato (portalettere) “testa di legno” cui affidare il compito di amministrare fittiziamente le società, mentre era sempre lo studio commercialistico a gestire tutte le operazioni delle triangolazioni dei soldi tra Cipro, Inghilterra e Italia (andata e ritorno).
E ancora Repubblica scrive:
Maurizio Di Pietro sostiene di aver visto transitare su quel conto svizzero anche soldi che non erano i suoi. Soldi versati dal socio del governatore, Carmine Tancredi. Sterline. “410 mila sterline…”. “Ma questi soldi erano i suoi?” chiede all’imputato il pm Irene Scordamaglia. “No, di Tancredi erano… dottoressa…”. E poi sempre Di Pietro, provandosi a districare tra conti correnti, cifre e paradisi fiscali con molta difficoltà (“dottoressa io ho solo la terza media…”) cita due sigle: “Glif” e “San”. Forse i nomi di due conti correnti cifrati. Sono lì che quelle sterline – secondo Di Pietro – sono andate a finire dopo aver fatto un passaggio sul loro conto svizzero. “Troverete tutto nella rogatoria…” assicura “Non vedo l’ora che vi arrivi… Così vediamo cosa dice Tancredi… Io l’ultima volta che sono andato a Lugano ho fatto perfino le foto all’estratto conto perché non capivo che c’era scritto… Glif, San… Nomi a me sconosciuti”. Di Pietro racconta che quel suo conto è stato quindi utilizzato per “altre operazioni”. Tutte ancora da verificare e accertare. “Era Tancredi il dominus…” chiede la pm. “Sì…” risponde Di Pietro. “Ma questo non è niente…” continua Di Pietro “il Tancredi un giorno mi dice: guarda c’è una casa che si vende a Pietracamela è di proprietà di un tale… Gli devi fare un’offerta, 280 mila euro e te la dà. Ti metti d’accordo, poi vieni qui all’ufficio mio e facciamo il compromesso. Quella (la casa, ndr) praticamente risulterà mia, poi vediamo come dobbiamo fare, perché mi serve la devo dare in affitto ad un ente, poi ti spiego. Così mi disse…”. Ad aggravare ulteriormente la posizione del socio del governatore sono anche le dichiarazioni rilasciate al magistrato dall’altro arrestato Guido Curti: “Solo Tancredi poteva amministrare quelle società estere. Dietro la De Immobiliare c’è la Ruclesan (società cipriota, ndr). Ma la Ruclesan non ha conti correnti. E quindi c’è dietro un’altra società ancora… Vi manca un pezzetto… Scoprirete tutto con la rogatoria””.
