MILANO – L’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, è stato interrogato dal sostituto procuratore di Milano, Luigi Orsi, in merito al presunto patto segreto con la famiglia Ligresti per l’uscita dal gruppo Fonsai. Secondo il Sole24Ore e l’Ansa Nagel sarebbe “indagato in concorso con Salvatore Ligresti per ostacolo all’attività di vigilanza nell’ambito dell’inchiesta su Premafin e Fonsai”.
Il pm Orsi sta indagando sull’esistenza di un presunto accordo segreto firmato da Nagel e da Salvatore Ligresti che accorderebbe alla famiglia siciliana una ‘buonuscita’ di circa 45 milioni di euro a cui si aggiungono tutta una serie di benefit per l’ingegnere di Paternò e i suoi tre figli Paolo, Jonella e Giulia. L’esistenza dell’accordo sarebbe stata confermata sia da Paolo e Jonella Ligresti che dal padre, mentre è stata smentita da Piazzetta Cuccia. Nell’ambito delle indagini era stata sequestrata nello studio dell’avvocato Cristina Rossello, segretaria del patto di sindacato di Mediobanca e legale di Jonella Ligresti in un procedimento fiscale, una copia dell’accordo priva però delle firme di Nagel e Salvatore Ligresti.
Intanto il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso di Sator e Palladio contro la decisione del Tar del Lazio che non aveva accolto l’istanza di sospensiva presentata in merito al provvedimento Isvap che autorizzava Unipol a prendere il controllo di Fonsai.
Il Consiglio di Stato, VI sezione, ha ritenuto che sulle decisioni dell’Isvap, l’Istituto Vigilanza sulle Assicurazioni Private, non emergano ”vizi di eccesso di potere”. Nella sentenza che spiega i motivi con cui è stato rigettato il ricorso, si legge infatti che ”non emergono elementi tali da far ritenere sussistenti vizi procedimentali delle determinazioni dell’Isvap”, ”in particolare tenuto conto della necessita’ di contemperare l’intreccio di competenze tra il Servizio vigilanza I e il Servizio vigilanza II con l’unitarietà del procedimento e della conseguente legittima costituzione di un team istruttorio di cinque dirigenti e 12 funzionari sotto la direzione del vice direttore generale (individuato sin dall’avvio del procedimento come relativo responsabile)”.
Inoltre ”quanto alle censure riguardanti l’adeguatezza, la giustificabilità e la motivazione delle determinazioni dell’Isvap – rileva il Consiglio di Stato – non emergono in questa sede elementi tali da far ritenere sussistenti i dedotti vizi di eccesso di potere”.