CITTA’ DEL VATICANO – Era un ragazzo tedesco di 17 anni, seminarista e arruolato nei servizi di contraerea a Monaco, quando il 24 marzo ’44 i nazisti fucilarono con un colpo alla nuca 335 italiani alle Fosse Ardeatine. Oggi che è Papa ha accettato l’invito dell’Anfim a condividere il dolore dei parenti delle vittime, e dell’intera città, e a rendere omaggio domenica prossima, 27 marzo, al sacrario che ricorda l’eccidio che stroncò di fatto la resistenza dei romani al nazismo.
”Come vescovo di Roma è attento alle angosce della sua diocesi. Così abbiamo pensato che la sua presenza, quale Pontefice tedesco, potesse dare un forte messaggio e un segno tangibile di dialogo e confermare che il Signore accompagna chi soffre. La sua risposta ci ha commosso”, ha spiegato Rosina Stame, presidente dell’Anfim, che ha invitato il papa tedesco a visitare, domenica prossima, il sacrario sulla via Ardeatina dove morirono 335 persone, 5 in più dei 10 contro uno pretesi dai nazisti per vendicare i 33 tedeschi uccisi nell’attentato gappista di via Rasella.
Settantacinque tra le vittime dell’eccidio nazista erano ebree. Fucilati con un colpo alla nuca, gettati nelle cave di pozzolana poi fatte esplodere, erano ricchi e poveri, partigiani e gente presa per sbaglio per strada, tre generali, un prete e il colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, capo della resistenza militare di Roma, e padre di quello che oggi è il cardinale Andrea. Il porporato che sarà al fianco di Benedetto XVI nella visita alle Ardeatine, aveva 18 anni quando nel giugno ’44, a liberazione avvenuta, dovette cercare per giorni tra i cadaveri in decomposizione per ritrovare il corpo del padre, e lo riconobbe per le cifre sulla camicia.
Parteciperà alla speciale commemorazione anche il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. Per il Papa tedesco l’omaggio al Sacrario sarà un segno di vicinanza alla città e all’Italia: la strage delle Ardeatine fu una delle peggiori perpetrate dai nazisti nella Penisola e – anche se si riusci’ a far desistere Hitler dal proposito di radere al suolo un intero quartiere di Roma e fucilare da 30 a 50 italiani per ogni tedesco morto in via Rasella – resta un simbolo di ferocia e malvagita’ sconfinate. Per papa Ratzinger e’ un ulteriore tassello nella sua riflessione sulla tragedia che sconvolse l’Europa nel Novecento per mano di criminali tedeschi, una riflessione che va avanti dell’inizio del pontificato. Non bisogna dimenticare le ”atrocita’ del nazismo”, c’è un ”dovere di ricordare, soprattutto ai giovani”: il tedesco Joseph Ratzinger è Papa da un mese esatto quando riflette in pubblico sulla tragedia del nazismo, e definisce ”provvidenziale” per la riconciliazione europea che a un papa polacco ne sia succeduto uno tedesco (fu l’invasione nazista della Polonia a scatenare la seconda guerra mondiale).
”Noi tutti siamo consapevoli del male derivato dalla nostra Patria nel Novecento, e lo riconosciamo come vergogna e dolore”, dirà pochi mesi dopo, il 21 agosto 2005, congedandosi dalla Germania dopo la Gmg di Colonia. Il 19 settembre scorso Benedetto XVI è in Gran Bretagna nel giorno del settantesimo anniversario della Battaglia d’Inghilterra contro l’aggressione nazista e ricorda la ”vergogna e l’orrore per quella ideologia maligna”, che fu ”negazione dell’umanita”’, spiega di aver ”vissuto e sofferto lungo i tenebrosi giorni del regime nazista in Germania”. Per gesti e parole del papa tedesco sul nazismo resta emblematica la visita ad Auschwitz del 28 maggio 2006: ”Sono oggi qui come figlio del popolo tedesco, e proprio per questo devo e posso dire” ”non potevo non venire qui”: ”era ed è ‘ un dovere, di fronte alla verità e al diritto di quanti hanno sofferto, un dovere davanti a Dio, di essere qui come successore di Giovanni Paolo II e come figlio del popolo tedesco”.