
GENOVA – Francesco Schettino torna a parlare della Costa Concordia e di quella notte maledetta davanti all’Isola del Giglio: “Sono il capro espiatorio, pago per tutti. Ma non ho sbagliato io la rotta”. Il riferimento è al timoniere Rusli Bin. Schettino, intervistato da Paolo Crecchi per il Secolo XIX, è stato condannato sia in primo grado che in Appello a 16 anni per la tragedia in cui morirono 33 persone.
Ecco i punti salienti dell’intervista:
«Non ho sbagliato io la rotta», rimugina Schettino guardando il mare di Capri solcato da yacht e pescherecci. «Stavamo a mezzo miglio dalla costa e a quella distanza il governo della nave è affidato alla guardia, non al comandante. Lo dice il codice di navigazione e infatti hanno patteggiato tutti: Il primo ufficiale, Ambrosio, che faceva le misurazioni nautiche. Il terzo, Coronica, che guardava il radar. L’ufficiale subentrante, Ursino, che non si capiva bene cosa facesse. E nessuno ha fiatato, non uno che dicesse: comandante, siamo alla distanza minima! Comandante, attenzione»!
Dalla casa di Schettino si vede il fumaiolo di un traghetto in manovra davanti al porto di Napoli, ci dev’essere un timoniere anche laggiù, sicuramente parla italiano. Mica come Rusli Bin, che non capiva nemmeno l’inglese e non è stato trovato dall’Interpol che lo ha cercato ovunque ma non a Giacarta, a casa sua, dove invece lo ha scovato il Secolo XIX con una semplice telefonata: «Io ho obbedito agli ordini e di quella notte non voglio ricordare più niente. Da allora non dormo più. Tutti quei morti…».
La scatola nera testimonia che l’ultimo ordine fu di virare a sinistra e Rusli Bin virò a dritta, forse era in preda al panico, più probabilmente equivocò. Le paratie stagne non erano stagne per niente «ma le hanno demolite con la Concordia», scuote la testa l’avvocato Saverio Senese, «così non abbiamo più le prove. Le testimonianze sì, ma evidentemente non bastano». Entro la fine dell’anno l’ultimo bullone della nave sarà svitato e il suo comandante, se la sentenza risulterà confermata dalla Cassazione, varcherà il portone del carcere: «Pago io, per tutti».