Fiorito e la “stecca para”: “Togli da Sanità, trasporti, scuola e dai al gruppo”

Franco Fiorito (Foto Lapresse)

ROMA – Come fai a far tornare in paro il bilancio se sottrai milioni di euro per i privati appetiti dei singoli consiglieri? Semplice, basta tagliare da altre voci, spiega Franco Fiorito ai magistrati. Taglia di qua e aggiungi di là ed ecco che vien fuori la “stecca para”. Sanità, trasporti e scuola. Ecco dove Franco Fiorito, ex capogruppo del Pdl alla Regione Lazio indagato per peculato, dice che si tagliava per pompare denaro ai consiglieri. Proprio quella sanità in rosso profondo, quella per la quale è stato varato dalla Regione Lazio il piano di rientro dal debito che ha previsto la chiusura di piccoli ospedali e interi reparti. I trasporti? Basta chiedere a un qualsiasi pendolare cosa pensa del servizio che usa quotidianamente per andare a lavorare a Roma. E poi c’è la scuola, certo. Quante famiglie hanno ricevuto la lettera in cui si chiedeva il contributo per carta igienica e sapone? Eppure è da lì che si tagliava, per garantire a ogni consigliere del gruppo Pdl un extra di 100mila euro.

Ecco come Repubblica descrive il contenuto dell’interrogatorio di Fiorito ai pm:

“Funzionava così – spiega ai pm – Il governatore e la Giunta fissavano il budget per l’anno finanziario in corso. Il Consiglio lo approvava e lo dettagliava nelle singole voci, compresa quella del trasferimento di fondi ai singoli gruppi. Poi, però, per consuetudine, quella cifra veniva ritoccata”. Nel solo 2011, le variazioni di bilancio alla voce fondi “per il rapporto tra elettore ed eletto” conoscono tre variazioni. Alla somma stanziata inizialmente nella finanziaria di 5 milioni e 400 mila euro, si aggiungono infatti prima 3 milioni, quindi altri 3 milioni, quindi 2 milioni e mezzo. Per una tombola che sfiora i 14 milioni. E tutto questo – spiega – “avviene fuori di ogni norma”. “Per consuetudine”, diciamo. “Provvede il presidente dell’Assemblea regionale Mario Abbruzzese e il suo staff, ritagliando da altre voci di bilancio, quali i trasporti, piuttosto che la scuola o la sanità, importi tali che, convogliati sui gruppi, consentano, alla fine di far tornare il conto”. Una “stecca para”, appunto. Nella misura di 100 mila euro netti per ogni singolo consigliere. “Vi dico per certo – chiosa con i pm – che il mio gruppo, il Pdl, era nelle stesse condizioni degli altri gruppi rispetto al Sistema. E dunque vi invito a effettuare anche sugli altri partiti accertamenti su come e in che misura i fondi vengano acquisiti e come vengono impiegati”.

Polverini sapeva? I magistrati non fanno questa domanda ma Fiorito mostra la lettera datata 18 luglio in cui denunciava una gestione quantomeno disinvolta dei soldi del Gruppo. Ecco una parte del testo:

“Sollecitato da alcuni zelanti colleghi ho proceduto ad una serie di controlli sui documenti giustificativi delle spese effettuate. Trovando una situazione assolutamente insostenibile con assenze totali di documentazioni in alcuni casi e con giustificazioni diciamo così “da approfondire” eccessivamente generiche e prive di riscontri effettivi. Ovviamente scrivo sperando nella buona fede di ciascuno e nella immediata capacità di ognuno di fornire risposte rapide ed efficaci”. E le comunicazioni personali: “Ho già inviato una serie di missive per i casi più evidenti, per le quali attendo risposta immediata comunicando sin da ora che non potranno essere tollerati equivoci di alcun genere e che ove necessario agirò a mia e nostra tutela”.

I soldi ai consiglieri, in conti corrente, le case. Fiorito elenca le sue proprietà e la sua situazione bancaria:

“Ho un conto storico con mia madre all’Unicredit, dai tempi in cui vivevo ad Anagni. Un secondo, sempre con Unicredit, all’Eur, su cui ho appoggiato 200 mila euro di mutuo per una casa che ho comprato in Ciociaria. Un conto Deutsche Bank in piazza Venezia, uno Mps in via del Corso, quattro in Spagna, a Tenerife, isole Canarie, di cui due a mio nome, su cui ho accreditato il mio stipendio, e altri due ereditati da mio padre insieme a due ville e un terreno con progetto approvato di edificazione per altre 3 case. Ho poi un conto presso la Banca Popolare del Lazio, su cui è addebitato un mutuo di 500 mila euro con cui ho acquistato la villa al Circeo”. Su quella compravendita – ammette – “ci fu una parte di nero. Ma irrisoria. E comunque il prezzo fu di 600 mila euro”.

In due anni quasi 6 milioni per 17 consiglieri Pdl.

Ed è qui che indica i due scatoloni di cartone. In sedici cartelline trasparenti, Fiorito ha conservato la storia contabile dei rimborsi riconosciuti ai 17 consiglieri del suo gruppo in questi anni. Le ricevute di pagamento del personale. Cinque milioni e 900 mila euro, centesimo in più centesimo in meno. Non tutti rubati, per carità. “Diciamo – chiosa con i pm – che di quella cifra, circa 3 milioni sono stati erogati a fronte di giustificativi fasulli”. Fiorito porge ai finanzieri le cartelline di Lidia Nobili, Carlo De Romanis, Veronica Cappellaro, Luca Colosimo, Andrea Bernaudo, Angelo Miele, Romolo Del Balzo e Francesco Battistoni. Di ognuno – spiega – ha imparato a conoscere “le debolezze”, le “giustificazioni palesemente ingiustificate e ingiustificabili” al momento di passare alla cassa. Come la Nobili, “che mi assillava con le fatture gonfiate della sua Lallaria srl.”, per il saldo da 150 mila euro di manifestazioni politiche di dubbia riuscita o persino esistenza. Come la “curiosa ricorrenza nelle fatture di Battistoni dei soliti due ristoranti, Pepe Nero, sul Lago di Bolsena, e Ripetta”, o i suoi “incredibili rimborsi per stampanti”. “Per non parlare dei saldi da 50, 70 mila euro alle società Majakowsky e Ruggero Lazzaroni”. O come i “100 mila euro finiti a De Romanis attraverso la “Associazione culturale giovani del PPe”, che ingenuamente credevo emanazione del Partito Popolare europeo e invece era un gruppo di suoi amici”. O come, ancora, “i pranzi all’Ambasciata d’Abruzzo della Cappellaro”, “le ostriche di Bernaudo”, le “cravatte e i buoni benzina di Miele”, le “4 segretarie di Abruzzese assunte dal mio gruppo”.

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Elisa D'Alto