BOLOGNA, 5 MAR – Una ''vendetta dei gay'', che volevano fare di Lucio Dalla la loro bandiera ma non ci sono mai riusciti, perche' il cantante era ''una persona di grande fede'' che non ha ''mai voluto conclamare la propria omosessualita'''.
Il giorno dopo l'addio all'artista bolognese, e le critiche per la presenza di Marco Alemanno sull'altare di San Petronio, e' il confessore del cantautore a respingere le accuse di ipocrisia. ''Questi soloni che imperversano – osserva – non sanno niente della Chiesa, che condanna il peccato, non il peccatore quando questi fa un certo cammino''.
Quello del padre domenicano, che in un passaggio dell'omelia di ieri si e' rivolto direttamente a Marco Alemanno, e' uno ''sfogo'' contro attacchi ''micidiali sul piano umano''. ''Per me il rispetto per tutti e' la prima cosa, non volevo essere offensivo'', precisa poi il religioso, che rivela: ''Sono andato tante volte a casa di Lucio, c'era anche Marco Alemanno e non ho mai visto nulla''.
''Lucio Dalla era gay e lo sapevano tutti, tutta Bologna e la Chiesa cattolica'', ribatte a distanza il presidente di Gaynet, Franco Grillini, ma la tesi di padre Boschi non cambia. Sbaglia, secondo il sacerdote, chi ha malinteso la sua mano verso il giovane. ''Era un povero ragazzo che soffriva – sottolinea – si da' quello che si ha e dobbiamo dare il bene. Ma se dentro le persone c'e' la malizia, uno la vede ovunque''.
''Avrei celebrato i suoi funerali anche se si fosse dichiarato con un coming out'', afferma don Ildefonso Chessa, monaco benedettino amico di Lucio Dalla, ieri tra i concelebranti del rito funebre seguito da oltre 30 mila persone nella sola piazza Maggiore. Non vede nessuno scandalo neppure monsignor Giovanni Silvagni, vicario generale dell'arcidiocesi di Bologna.
''Non e' stata la celebrazione di un funerale omosessuale, ma il funerale di un uomo''. Per il numero due della diocesi del capoluogo emiliano, dunque, le polemiche sono ''uno spostare il tema su un aspetto secondario, una strumentalizzazione tardiva che si commenta da sola''. E ''chi vuole cavalcare l'onda, si assume le sue responsabilita''', quella secondo monsignor Silvagni di mancare di rispetto ''verso chi prova dolore''.
Una posizione simile a quella degli amici stretti di Lucio Dalla: ''Non faccio l'uomo che cade dalle nuvole – commenta Benedetto Zacchiroli, tra gli amici piu' vicini al cantautore bolognese – ma e' stata letta una canzone e chi lo ha fatto ha spiegato perche' lo ha fatto''. Invita a mettere da parte le polemiche anche il sindaco di Bologna, Virginio Merola: ''I bolognesi erano in piazza per Lucio, conoscono tutto di lui e della sua vita, ma non ne hanno fatto un motivo di polemica'', afferma il primo cittadino, che evidenzia la ''grande vicinanza'' della citta' ''agli amici e al compagno'', come ''e' stata anche rispettata la sua scelta religiosa''.
La presa di posizione di padre Boschi non e' pero' passata inosservata agli occhi delle associazioni omosessuali. Fabrizio Marrazzo del Gay Center invoca il diritto di ''vivere e morire con rispetto e dignita'''. Dura la presa di posizione di Paolo Patane', presidente nazionale di Arcigay, che ha bollato le parole del religioso come ''ammantate di livore ideologico. Parlare di vendette gay all'indomani di un funerale che ha unito il dolore e l'emozione di gente differente mi sembra cosi' brutto e meschino da risultare incommentabile. Se la Chiesa teme di dare a ciascun amore il nome che ha, in fondo dichiara il suo fallimento''.