ROMA – Furbetti del cartellino: sospesi in 48 ore, a metà stipendio. Al rush finale il decreto che introduce licenziamenti ‘lampo’ per i cosiddetti furbetti del cartellino, dipendenti pubblici colti in flagrante a strisciare il badge per poi uscire dall’ufficio. Il provvedimento attuativo della riforma targata Madia sta infatti per completare l’iter parlamentare, dopo il parere della commissione Affari Costituzionali del Senato entro la prossima settimana arriverà anche quello della Camera.
Poi resterà solo il passaggio definitivo in Consiglio dei ministri. In dirittura d’arrivo c’è anche il decreto per il restyling della conferenza dei servizi, mentre per la Scia unica si attende solo l’ok del Cdm. Sono inoltre già approdati in Parlamento i decreti per l’assorbimento della forestale e per la razionalizzazione delle partecipate pubbliche. Insomma ci si prepara a una stagione calda sul fronte della P.a, soprattutto cresce l’attesa per i nuovi decreti legislativi, dalla riforma della dirigenza al Testo Unico sul pubblico impiego.
Per i furbetti del cartellino il decreto sarà leggermente modificato. Resta che venga sospeso dopo 48 ore. Ma non sarà a stipendio zero: gli verrà corrisposto un “assegno alimentare”, pari alla metà della retribuzione tabellare, senza cioè considerare indennità e premi. Il processo disciplinare sarà di 30 giorni, a decorrere soltanto dalla notifica dell’atto al dipendente.
In questo modo si è voluto evitare di premiare eventuali fughe dal processo che avrebbero potuto rivelarsi una strada per evitare il licenziamento. Un altro nodo che andava sciolto, e che lo sarà nel testo definitivo, riguarda la configurabilità del reato di omissione di atti di ufficio per il dirigente che non sanziona il dipendente infedele. La punibilità penale rimarrà, ma sarà chiarita meglio, per evitare che si possa ipotizzare che il decreto del governo introduce una nuova fattispecie di reato. Molto probabilmente, dunque, sarà semplicemente scritto che gli atti andranno trasmessi alla procura per valutare l’eventuale reato di omissione. (Andrea Bassi, Il Messaggero)