Inchiesta G8: la “banca privata” di Don Evaldo e i legami con Anemone

Don Evaldo Biasini, l’anziano sacerdote sospettato di essere il custode di fondi neri del costruttore Diego Anemone, indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla ‘cricca degli appalti, avrebbe messo in atto «una complessa e rilevante operatività finanziaria» per centinaia e centinaia di migliaia di euro sia su rapporti bancari personali che intestati all’associazione Amici delle missioni del preziosissimo sangue. Numerose le operazioni finanziarie sospette, relative ad un vorticoso giro di denaro, su cui è concentrata l’attenzione degli investigatori. Il sacerdote – come si legge in un rapporto della Guardia di Finanza agli atti dell’inchiesta di Perugia, conclusa nei giorni scorsi con l’invio dell’avviso di conclusione indagini ai vari indagati – risulta «direttamente collegato a molteplici rapporti bancari in essere presso intermediari diversi» e «cliente di quattro società che gestiscono il risparmio». L’esame del materiale informatico sequestrato a don Evaldo, inoltre, ha portato la Polizia a scoprire un «programma di gestione contabile» con dati che «appaiono riferiti – si legge in una informativa della sezione di Pg presso il Tribunale di Perugia – a conti bancari, patrimoniali, postali, titoli, polizze, ecc…» ora al vaglio degli inquirenti. In 13 casi ricorre la voce Ior, accanto ad annotazioni di investimenti, conti ed azioni. In particolare, sono tre le segnalazioni di operazioni sospette giunte alla banca d’Italia in base alla normativa antiriciclaggio.

In un caso, viene segnalata su un conto corrente personale intestato al sacerdote «un’ingente movimentazione in contanti ed assegni», con prelievi da parte dello stesso sacerdote (con numerosi assegni tratti all’ordine proprio e poi cambiati allo sportello) per un importo complessivo di un milione e 460 mila euro tra il 14 febbraio 2008 e il 3 novembre 2009. Si tratta, si legge nella segnalazione, di una operatività che dall’1 gennaio 2008 a tutto il 2009 ha dato vita a 473 operazioni di addebito per un totale di oltre 7 milioni e 300 mila euro e a 412 operazioni di accredito per più di 6 milioni e 400 mila euro e «che mal si concilia con quanto dichiarato dal sacerdote sulla natura del rapporto di conto, che sarebbe destinato alla raccolta di donazioni successivamente trasferite alla Congregazione dei missionari del Preziosissimo sangue, allo scopo di sovvenzionare le attività missionarie del predetto ente». Da qui il sospetto che il sacerdote «possa aver posto in essere operazioni nell’ interesse di altri nominativi». E «fra le numerose negoziazioni allo sportello di assegni bancari, risulta particolarmente sospetta – si legge nella segnalazione – l’operazione del 22 settembre 2008 relativa al cambio allo sportello di un assegno di 50 mila euro». Un’ operazione «presumibilmente coincidente con quella riportata dalla stampa come favore personale al sig. Diego Anemone che necessitava di una somma in contante» e che potrebbe aver agito in questo modo per «una mera esigenza di ‘occultamento’ di una provvista in contanti». Il conto in questione è alimentato con «ingenti trasferimenti di disponibilità» da un conto corrente postale intrattenuto da don Biasini per importi «singolarmente cospicui»: 100 mila euro in nove casi, 135 mila un altro, 200 mila un’altra volta, sempre tra il 2008 e il 2009.

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Elisa D'Alto