ROMA – G8, multa agli agenti picchiatori: 47 €. E sentenze sbianchettate… Gli agenti sanzionati per le violenze di cui si resero protagonisti alle scuole Diaz e Bolzaneto a Genova durante il G8 hanno ricevuto al massimo multe pecuniarie di 47 euro. E il loro nome, quello dei poliziotti condannati, sono improvvisamente scomparsi dal registro online delle sentenze della Corte di Cassazione, prima di riapparire altrettanto misteriosamente. I due fatti, a 15 anni di distanza dai fatti, sembrano dimostrare una certa complicità di corpo per attutire se non silenziare le gravi responsabilità accertate.
Una giornata di lavoro decurtata di contributi e altro. A dire il vero, l’assistente capo (era semplice agente nel 2001) Massimo Nucera condannato a 3 anni e cinque mesi per falso e lesioni (queste ultime prescritte) a natale del 2013 era stato condannato dal Consiglio provinciale di disciplina della polizia ad una sospensione dello stipendio di un mese. Ma neppure un anno dopo, nel marzo del 2014, il suo ricorso veniva accolto dall’allora capo della polizia in persona, Alessandro Pansa – da pochi mesi è diventato capo dei servizi segreti italiani – che riduceva da 30 giorni a un solo giorno la sanzione. (Marco Preve, La Repubblica)
Le sentenze oscurate. E’ “giallo” sui nomi dei poliziotti condannati per i fatti della scuola Diaz e di Bolzaneto al G8 di Genova, prima cancellati e poi ripristinati sul registro on line della Corte di Cassazione dopo una interrogazione del senatore del Pd Luigi Manconi. Lo affermano i quotidiani Il Secolo XIX e La Repubblica. Le sentenze sono apparse per mesi prive dei nomi di condannati “illustri come quelli di Francesco Gratteri o Gilberto Caldarozzi – si legge negli articoli – i più stretti collaboratori dell’ex capo della polizia Gianni De Gennaro”.
Se ne è accorto Antonino Bevere, già magistrato di Cassazione, e sulla vicenda è intervenuto Luigi Manconi. Il senatore ha presentato nelle scorse settimane una interrogazione al ministro della Giustizia Andrea Orlando e “all’improvviso, un paio di settimane fa, le sentenze ricompaiono nella loro integrità” sul sito della Cassazione hanno scritto i quotidiani. Tra le ipotesi: “oscuramento deciso da qualche dirigente della Suprema Corte oppure richiesto da un interessato”. Non escluso “l’intervento di un hacker”.