PALERMO – ”Gamberoni” e ”pesce spada” ordinati al pescivendolo ma la consegna era cocaina. Era la parola in codice per ordinare droga scoperta dai carabinieri nell’ambito delle indagini sul boss Calogero Passalacqua.
Le intercettazioni e le osservazioni dei militari dell’Arma riguardano Vito Caruso, pescivendolo del bivio Foresta a Carini. Secondo gli investigatori la telefonata ascoltata ”Va bene prepara qualche 5 chili di gamberoni una cosa di queste tanto per mangiare questa sera va bene?…Sto arrivando, ciao”, tradisce la vendita di sostanza stupefacente. Uno degli elementi rivelatori, osservano i carabinieri, e’ il costo del pesce ordinato: 80-90 euro al chilogrammo e si riferiva, secondo l’accusa, a cocaina.
Altro dettaglio e’ la telefonata in cui sostengono di non avere pesce, mentre nella loro pescheria c’e’ un grande assortimento e l’attivita’ commerciale procede regolarmente. La conferma arriva dal fermo di ‘clienti’ di Caruso che dopo avere comprato ‘pesce’ vengono trovati in possesso di droga.
Un acquirente dichiara ai militari di aver acquistato la cocaina a Palermo, poi contatta telefonicamente Caruso e gli comunica l’accaduto ”.. non puoi salire tu che ti devo parlare?”. ”Cos’e’ successo?”, chiede il pescivendolo; ”..eh.. poco fa non te lo posso dire per telefono!”, replica l’acquirente. ”Il pesce non era buono?”, sospetta Caruso; ”No, peggio, me lo hanno tolto!”, dice l’acquirente parlando del sequestro subito dai carabinieri.
Al traffico, sostengono i carabinieri, partecipano attivamente le donne del gruppo che sostituivano i mariti quando erano assenti, in occasione di visite di clienti e, in alcuni casi, si occupano della custodia e dell’occultamento dello stupefacente. Dalle indagini e’ emerso che l’organizzazione utilizzava come ”vedette” per segnalare la presenza delle forze dell’ordine anche alcuni ragazzi minorenni.