C’è una bicicletta nera a tenere banco nel processo sull’omicidio di Garlasco. Manuela Travain, chiamata a deporre in aula, ha detto di ricordarsi della bicicletta appoggiata al muro della villetta nella quale è stata uccisa Chiara Poggi.
Il mistero della bicicletta è stato al centro dell’udienza di oggi durante la quale la donna ha in sostanza ripetuto quanto aveva messo a verbale in uno dei due interrogatori resi agli investigatori nei giorni successivi al delitto: aveva affermato di aver visto la bici ma non di essere certa se la mattina del 10 agosto o quella del 13, anche se ha lasciato intendere che la seconda data era quella più probabile.
Poiché la signora Travain in un’intervista aveva collegato il momento in cui aveva notato il mezzo a due ruote ad una telefonata che stava facendo mentre usciva dalla sua abitazione di Garlasco in auto, questa mattina è stata aiutata, nel tentativo di farle mettere a fuoco l’episodio, dai periti informatici del giudice che in base ai tabulati telefonici le hanno ricordato le chiamate fatte in quei giorni.
Ma lei ha ribadito ancora una volta di non essere in grado di ricordare esattamente quando ha visto la bicicletta, anche se è più probabile che ciò sia avvenuto il 13 agosto tra le 9.23 e le 9.30 di mattina. Se così fosse, dopo quella di Franca Bermani, l’altra vicina di casa, anche questa testimonianza avvalorerebbe l’alibi di Alberto, già confortato dalla perizia informatica con cui si sostiene che, la mattina dell’omicidio, il giovane dalle 9.35 alle 12.20 rimase al computer.
Non è cambiata nemmeno la testimonianza del maresciallo Francesco Marchetto, il comandante della stazione dei carabinieri di Garlasco: all’indomani del delitto non sequestrò la terza bicicletta degli Stasi, quella nera che, come avevano spiegato i genitori di Alberto, era nel magazzino dell’officina del padre, perché non corrispondeva a quella descritta dalla signora Bermani.
Oggi inoltre il professor Angelo Giarda, alla guida del pool dei difensori di Alberto (il ragazzo come sempre era in aula così come i familiari di Chiara), ha invitato le parti a non diffondere ai giornalisti atti e filmati per evitare che si faccia un processo mediatico prima ancora del processo vero e proprio nelle aule giudiziarie.
Mentre si è in attesa degli esiti dei nuovi accertamenti sul cellulare di Chiara (riguardano sette chiamate ricevute il 13 agosto tra le 10.46 e le 10.47 dal telefonino di Alberto e rimaste memorizzate su quest’ultimo) l’udienza è stata aggiornata al prossimo 4 novembre, quando si inizierà a discutere della perizia medico-legale.
Per il confronto tra le parti il giudice ha fissato altri due giorni d’udienza, cioé il 9 e il 10 novembre, mentre l’11 si passerà alla perizia “semivirtuale” sulla camminata di Alberto nella villetta di via Pascoli quando ritrovò il cadavere di Chiara.