“Sei gay? Non ti affitto la stanza”. Omosessuali discriminati dai padroni di casa

Tempi duri per i gay in cerca di una casa: stando a quanto è emerso da un’inchiesta pubblicata su Repubblica, i proprietari italiani sono ancora restii ad affittare una camera, o anche solo un posto letto, a persone dichiaratamente omosessuali.

Diverso invece il discorso per quanto riguarda interi appartamenti: infatti spesso gli affittuari motivano il rifiuto con l’eventuale reazione che potrebbero avere coinquilini. Perché, hanno detto alcuni di loro, anche se la stanza è singola, “cucine bagno sono spazi comuni”.

Il discorso sembra uguale a tutte le latitudini, senza differenze da Nord a Sud. Addirittura anche nei siti specializzati (Kijiji, Easy Stanza) è possibile trovare discriminazioni: dal classico “No gay” alla più “sottile” perifrasi “Solo uomini etero, si sono moltiplicati gli annunci in cui questo requisito viene specificato. Un ragazzo di Milano ha posto le proprie condizioni senza troppi problemi: “Sono ragazzo studente, serio, ordinato. No gay, casinisti e chi fa uso di droghe e alcol”. Semplice.

Il gay “fa paura” e l’autore dell’inchiesta, Marco Pasqua, ha raccontato di aver risposto via email a circa 50 annunci (dicendo esplicitamente di essere gay): lo hanno ricontattato solo in 20 casi, e si è trattato quasi sempre di agenzie immobiliari.

Le cose non migliorano al telefono: qui ovviamenti, i proprietari o i coinquilini “riluttanti” hanno qualche difficoltà in più ad essere espliciti nel rifiuto, ma questo non cambia la sostanza: nella maggior parte dei casi niente stanza per gli omosessuali.

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Alberto Francavilla