Katerina Mathas, la madre del piccolo Alessandro, il bimbo di otto mesi seviziato e ucciso nel marzo scorso in un residence di Nervi, in una notte da sballo di coca, non è stata ammessa come parte civile nel processo iniziato stamattina, 27 settembre, che vede alla sbarra il suo compagno occasionale, il broker marittimo di 29 anni, Giovanni Antonio Rasero. Prima di poter chiedere il risarcimento la donna dovrà dimostrare di essere stata una brava madre. Rasero, accusato di omicidio pluriaggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, è arrivato dinnanzi alla corte d’assise presieduta dal giudice Massimo Cusatti poco dopo le nove.
Maglione rosa, camicia nera, jeans chiari, capelli tagliati di fresco, è parso tranquillo, anche dopo avere ricevuto dalla mamma la notizia della morte di suo padre, avvenuta nella notte. ”Iniziare il processo in questo modo – ha detto il broker a fine udienza – è stato orribile. E di questo devo ringraziare una sola persona. Ma questo magistrato mi dà fiducia”. Katerina Mathas, accusata di abbandono di minore aggravato dalla morte (la sua posizione è stata stralciata e derubricata dal pm nel corso dell’inchiesta), non era presente in aula. Si è fermata fuori dal palazzo di giustizia. ”Sono venuta qui perché non riesco a stare a casa – ha detto ai giornalisti -. Continuo a vedere i telegiornali e mi sembra di impazzire. Ma non voglio vedere Antonio”.
Intanto in aula sono stati ascoltati i primi cinque testimoni: il vice commissario della sezione omicidi della squadra mobile di Genova, due infermiere del pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Gaslini, la portinaia del residence di Nervi e la titolare del bar, dove il broker faceva colazione. ”La madre del bimbo – ha raccontato durante l’esame Miriangela Ottaviano, vigilante d’infanzia del Gaslini – era molto provata, quando è arrivata quella mattina. Quando le abbiamo detto che era morto è entrata nella stanza gridando: ‘Ale sono la mamma. Guardami. Alzati e andiamo via”’. La madre di Rasero, Pierina Cossu, ha seguito fuori dall’aula tutta l’udienza. ”Ogni volta che lo vedo in manette è una pugnalata al cuore. Mio figlio non mente – ha detto la donna – lo conosco bene. Mio marito non ha resistito a tutto questo. Ma la verità verrà fuori”.
Anche gli avvocati di Rasero sono apparsi fiduciosi. ”Il processo – ha sostenuto l’avvocato Andrea Vernazza – non è semplice. Ma non è nemmeno così scontato. Quando inizieranno le prove, se ne vedranno delle belle”. Il riferimento è anche al documento del perito di parte, il medico Marco Canepa, che proprio oggi ha consegnato al collegio difensivo una relazione tecnica sui segni del morso riscontrati sul piedino del bimbo. Durante le indagini, era stato il Dna di Rasero trovato sul piede del piccolo a dare una svolta all’inchiesta. Dopo la contestazione del nuovo elemento da parte del pm Marco Airoldi, la Mathas era stata scarcerata e le accuse nei suoi confronti erano cambiate: da concorso in omicidio volontario ad abbandono di minore aggravato dalla morte. Il documento di parte, che verra’ letto durante l’esame dei periti, potrebbe cosi’ svelare una nuova verita’: ovvero che i segni potrebbero non essere compatibili con la dentatura di Rasero. Il processo riprenderà il prossimo 11 ottobre.