Il provvedimento è stato adottato in base ad una sentenza della Corte di giustizia europea di Strasburgo. Nel corso degli accertamenti si è evidenziato come i due svolgono vita matrimoniale.
Quale sia la strada con cui i due hanno ottenuto il loro obiettivo lo spiega Il Giornale citando un pezzo del Secolo XIX:
Il percorso non è agevole, ma non è la prima volta che viene seguito. Il primo caso si era avuto un paio di anni fa a Reggio Emilia. E quel precedente ha fatto scuola. Primo passo: bisogna decidere di sposarsi in uno dei Paesi dell’Unione europea che riconoscono le nozze gay. Con il recentissimo «sì» della regina Elisabetta, ormai sono 15 su 28. Seconda tappa: il coniuge italiano chiede alla questura il permesso di soggiorno per il partner straniero. Ultimo passaggio: la questura rilascia il documento in poche settimane perché non viene riconosciuto il matrimonio in sé, né lo status di coniuge; ma i due sono considerati comunque «familiari» e come tali hanno diritto a convivere.
Così hanno fatto l’intrattenitore genovese e il disoccupato brasiliano. Sei mesi fa si sono sposati in Portogallo, dove- hanno raccontato gli amici al quotidiano ligure – «i due hanno fatto una grande festa». Il sudamericano era giunto in Europa con un visto turistico di tre mesi, scaduto il quale è dovuto tornare a casa. Nel frattempo il genovese ha presentato alla questura di via Diaz la domanda per ottenere al marito il permesso di soggiorno. Gli agenti hanno svolto brevi accertamenti e in meno di un mese, tempi rapidissimi per la burocrazia italica, hanno rilasciato il documento al brasiliano. Che dunque da qualche giorno vive con il partner italiano.