Si indaga a Genova per scoprire le cause che hanno spinto al suicidio una ecuadoregna di 13 anni. La ragazza si è gettata dalla finestra del bagno di casa.
Tra le passioni maggiori della giovane c’era quella di navigare su Internet. Proprio la memoria del computer ed i messaggi del telefonino saranno esaminati per cercare indizi che possano essere d’aiuto. L’ultimo tentativo di trovare una logica in questo gesto, che, nella sua banalità, è per ora inspiegabile.
A sentire il tonfo del corpo nel cortile, una vicina di casa, che ha dato immediatamente l’allarme. Così in via San Bartolomeo del Fossato, nel quartiere di Sampierdarena, sono arrivate a tutta velocità la polizia ed un’ambulanza.
Ma è già troppo tardi, l’adolescente era morta sul colpo. Agli agenti non è restato che avvertire la madre, che era a fare spese col compagno, ed interrogare gli ultimi a vedere viva la suicida.
Il fratello non aveva sentito nulla, al vicino la ragazzina era sembrata assolutamente normale, addirittura allegra. In camera sua, nessun messaggio di spiegazione. Nemmeno le dichiarazioni della madre e del compagno, che convivono da poco, hanno aiutato a chiarire le motivazioni del gesto.
Certo, non sempre la famiglia approvava le amicizie della tredicenne, e l’uomo, testimone di Geova, era spesso insistente con lei ed il fratello perché si convertissero alla sua fede. Ma nulla faceva pensare ad un possibile epilogo drammatico.
La vita della ragazzina era perfettamente normale, come molti coetanei teneva un diario. Gli investigatori lo hanno esaminato, ma conteneva solo annotazioni generali, consuete in questi casi. Alcune frasi parlavano d’amore, ma senza alludere a nessuno in particolare.
* Scuola di giornalismo Luiss
