Non c’è sconto per chi sfregia la ex partner con l’acido. Lo afferma la Cassazione nel verdetto 14862 che nega la concessione delle attenuanti ad Edson Tavares, il 33enne condannato in via definitiva a 15 anni, 5 mesi e 15 giorni di carcere per aver sfigurato la ex Gessica Notaro.
“Nessuna frustrazione amorosa, per quanto dolorosa” può “contribuire” ad “attenuare la gravità della condotta” di chi procura sfregi permanenti, come quelli prodotti dal lancio dell’acido, spiega la Suprema Corte. Specie se le lesioni gravissime sono frutto di un piano ordito con “lucida preordinazione di mezzi e modi e non soggetta a inscriversi in un contesto emotivo sopraffattorio della emotività”.
Soffermandosi inoltre sulle lesioni gravissime procurate dal lancio di acido corrosivo, la Cassazione rileva che la “gravità di questa condotta (deformazione dell’aspetto della persona con lesioni permanenti al viso), del resto, ha costituito oggetto di recente attenzione del legislatore che, con la legge n.69/2019, il cosiddetto Codice rosso, ha previsto un apposito reato per le lesioni aventi tali caratteristiche”.
Nel caso di Gessica Notaro, non ha trovato applicazione la nuova norma in quanto l’aggressione da lei subita la sera del 10 gennaio 2017 nel condominio della sua abitazione a Rimini, è avvenuta prima della nuova norma. La vicenda è stata però considerata nella sua gravità e, spiega la Cassazione, risulta pertanto “logica” la scelta di “introdurre e contestare all’imputato l’ulteriore gravissimo reato di lesioni nel processo per stalking, inserendosi tale fatto nella sequenza dell’attività persecutoria del Tavares nei confronti della Notaro, senza alcuna valenza duplicatoria, non ipotizzabile, peraltro, in considerazione della riunione, pienamente legittima, dei processi in appello”.
Così i supremi giudici hanno risposto alle obiezioni della difesa che sosteneva che Tavares fosse stato processato due volte per lo stesso fatto.
Inoltre la Cassazione ha dato pienamente credito alla deposizioni di Gessica Notaro – che da poco grazie all’ennesima operazione ha ritrovato il sorriso – “non animate da intento calunnioso o vendicativo” verso Tavares tanto che la ragazza “non si è mai indotta a querelare o denunciare l’imputato per non rovinarlo” e questo nonostante lui la “costringesse di fatto a condurre una vita limitata, angosciosa e blindata, salvo i rari momenti di esasperazione scatenati dal comportamento contraddittorio ed egoista di lui”.
Nel verdetto, la Suprema Corte ricorda che a partire da maggio 2016 – dopo che la relazione tra i due era finita e Gessica Notaro non intendeva riallacciarla – e poi in crescendo fino all’agosto 2016, quando Tavares viene prima colpito da ammonimento e poi dal divieto di avvicinamento alla vittima e di non uscita notturna, si fanno via via sempre più “allarmanti e vendicativi” i messaggi di minaccia che lui invia alla ragazza.
La circostanza che Gessica Notaro abbia cercato per timore di peggiori conseguenze di “non esasperare ulteriormente l’imputato nelle sue manifestazioni di rabbia e di ira dimostrando in qualche occasione un atteggiamento compassionevole” non indica certo – spiega il verdetto – che era venuto meno il comportamento persecutorio di Tavares.
Tuttavia questo atteggiamento “solidaristico” adottato talvolta dalla Notaro “per non acuire” gli atti violenti dell’ex partner “non è servito ad impedire il precipitare degli eventi con l’aggressione con l’acido”.