Pochi minuti prima era andata in onda la puntata delle Iene in cui Yuri Colosio, barista di 27 anni, denunciava di essere finito nel mirino di una baby gang. Poco dopo gli hanno dato fuoco al bar. Accade a Ghedi, in provincia di Brescia, dove Colosio gestisce il bar MiVida.
L’attacco incendiario è avvenuto mercoledì sera. “Appena finito il servizio delle Iene questo è il risultato”, ha scritto Colosio sui social mostrando le foto del locale devastato. “L’ennesimo sopruso che dobbiamo affrontare. A questo punto anche combattere per il diritto al lavoro diventa difficile”.
Ghedi (Brescia), la baby gang armata di machete
“Vanno in giro armati, con i machete – ha raccontato il barista alle Iene – Io in sei mesi ho preso una bottigliata e tre coltelli alla gola. Sono una baby gang organizzata. Sono sempre in gruppo, se gli rispondi è finita, ti saltano addosso tutti insieme”.
“Hanno 18-20 anni e ci sono un paio di minorenni – ha aggiunto – Girano sempre con il passamontagna”.
Ghedi (Brescia), il racconto del barista alle Iene
Poi il barista ha raccontato un episodio avvenuto a settembre, quando un componente della gang “ha buttato una ragazza su un divanetto, il mio buttafuori ha visto la scena e lo ha allontanato. Questo ragazzo ha estratto il telefono e l’ha usato per dargli un pugno. Gli hanno dato nove punti: aveva la faccia piena di sangue”.
Ma non è finita lì: “Sono intervenuto, lui è scappato ed è tornato dopo 5 minuti con un coltello che mi ha puntato in faccia, dicendomi vieni qua che ti apro in due”.
Ghedi (Brescia), le parole del sindaco Federico Casali
“Posso dire che sia le forze dell’ordine che la Polizia Locale sono sul pezzo”, ha detto il sindaco di Ghedi, Federico Casali.
“Le indagini sono in corso da un po’ di tempo. Per quel che riguarda il nostro Comune, cerchiamo di tenere alta la guardia e monitorare la situazione in stretta collaborazione con le forze dell’ordine. Ribadisco che la situazione era già nota e che procede il lavoro investigativo che è già stato avviato”.
“E’ una situazione che non riguarda solo il territorio di Ghedi – ha aggiunto – ma rappresenta un fenomeno che si sta verificando in diverse realtà e non solo a livello locale, ma anche nazionale. Servirebbe un’analisi approfondita della questione, coinvolgendo temi come il disagio giovanile, l’educazione famigliare e il sostegno psicologico che dev’essere dato a questi giovani e giovanissimi. Un progetto che dev’essere messo in campo in tempi brevi e con efficacia, anche perché il problema è diffuso”.