Il corpo della donna trovato a Trieste in due sacchi (a formarne uno solo) aveva la testa in due sacchetti di plastica trasparente di quelli impiegati in cucina. Un elemento questo che si apprende dagli ambienti legati agli inquirenti e che potrebbe far pensare a una morte causata da soffocamento. Sul corpo, però, è stato confermato che non sono stati trovati segni di violenza né di lotta. Una situazione che lascia investigatori e inquirenti convinti del fatto che “ogni ipotesi rimane aperta, compresa quella del suicidio”, come ha detto all’ANSA il Procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo.
Sul corpo non ci sono tracce di violenza
“Non ci sono segni di violenza evidenti sul corpo” ritrovato in posizione fetale ieri pomeriggio nel parco di San Giovanni, a Trieste. Lo ha precisato il procuratore capo Antonio De Nicolo. “Tutto fa pensare”, continua il procuratore, che “sia quello di Liliana Resinovich“, la donna di 63 anni scomparsa il 14 dicembre. In particolare, per un paio di occhiali che sono stati trovati e che corrisponderebbero a quelli “visti nelle foto”. Inoltre, sono compatibili le caratteristiche fisiche con quelle della donna scomparsa e poi c’è il dato che è Resinovich che manca all’appello.
Scomparsa Liliana Resinovich, si attende autopsia
Tuttavia, “la certezza assoluta” che il corpo ritrovato sia quello della 63enne “ancora non c’è”. Per questo bisogna attendere l’autopsia, che potrà dire se il cadavere è stato trasportato nel boschetto o non è mai stato spostato da lì, da quanto tempo si trovava in questo luogo e anche a quando risale la morte.
A causa delle condizioni meteorologiche molto fredde, su questi punti è stato ulteriormente complicato dare una prima indicazione ieri. Sembra comunque “difficile pensare fossero passati venti giorni” dalla morte “ma direi invece alcuni giorni, anche se è sempre l’autopsia che ci potrà dare la conferma”. L’incarico verrà affidato venerdì, l’esame verrà eseguito lunedì.