Omicidio volontario plurimo e occultamento di cadavere sono i reati ipotizzati dalla Procura di Roma in merito al ritrovamento di uno scheletro composto dalle ossa di cinque persone. Il procuratore capo Giovanni Ferrara e il sostituto Marcello Monteleone dovranno ora dare un’identità ai resti, verificando se vi siano dei testimoni in grado di fornire elementi utili per far luce sulla vicenda.
Le ossa furono trovate il 26 luglio 2007 durante un intervento dei vigili del fuoco, impegnati in un incendio alla fine di via Pescaglia alla Magliana. Lo scheletro giaceva quasi senza copertura di terra poco lontano da un campo rom, di fianco al muro perimetrale di un magazzino. Cranio, spina dorsale, costole e parti ossee di braccia e gambe appartengono a tre donne e due uomini morti tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei 2000. Persone che ancora non hanno un nome e che probabilmente qualcuno sta ancora cercando. Poco lontano dallo scheletro è stato trovato un marsupio contenente un documento e un mazzo di chiavi, appartenenti a Libero Ricci, un pensionato scomparso nel 2003 all’età di 77 anni. Nessuna delle ossa pare però appartenere all’uomo scomparso.
Il teschio e la spina dorsale appartengono a una donna di circa 50 anni, morta tra il novembre 2002 e il novembre 2006. Altri resti sono di una donna più giovane, tra i 20 e i 35 anni, morta tra il novembre 1992 e il febbraio 1998. La terza donna aveva tra i 35 e i 45 anni al momento della morte, avvenuta fra il 1995 e il 2000. Il primo maschio aveva circa 50 anni ed è morto tra il 2002 e il 2006, mentre il secondo è morto in un’età compresa tra i 25 e i 40 anni, fra il 1986 e il 1989.
La vicenda ha assunto i contorni del giallo dopo i primi risultati degli esami effettuati sul teschio. Il test del dna mitocondriale ha infatti evidenziato una parentela da parte di madre tra la donna e Libero Ricci.
*Scuola di Giornalismo Luiss