
ROMA – Robert Georgian Nicolau è stato assolto: il 25 novembre del 2008 non fu lui ad uccidere il gioielliere Francesco Lenzi, ammazzato nella sua casa all’Axa, a Roma sud, da una banda di romeni.
Nicolau, romeno di 32 anni, rischiava una condanna all‘ergastolo. Ma, giovedì 13 marzo, dopo quasi 2 anni di custodia cautelare in carcere, è stato assolto per non aver commesso il fatto. La Corte, infatti, recependo le argomentazioni dell’avvocato Antonio Buttazzo, nella sentenza non ha considerato convincenti gli elementi posti a carico dell’imputato. Nicolau era stato accusato da uno dei partecipanti alla rapina sfociata in omicidio, Ion Radu Iancu, che era stato ritenuto credibile in ben tre processi allorquando aveva accusato i correi dell’omicidio.
Era stato arrestato nell’agosto del 2012 a Bilbao, dopo due anni di latitanza, ed estradato pochi mesi dopo dalla Spagna. Le accuse nei suoi confronti erano di omicidio, rapina e violazione di domicilio, in concorso con altri connazionali (già condannati in separati giudizi a pene tra i 16 e i 28 anni di reclusione), che si erano introdotti nella villa della vittima con la complicità della domestica romena.
Per l’omicidio nel settembre del 2010 era stata arrestata anche la colf del gioielliere. La donna, una cittadina romena di 32 anni, che nel frattempo era tornata in Romania, era stata estradata da Bucarest e arrestata all’aeroporto di Fiumicino. Secondo le indagini della Procura di Roma, la donna, che all’epoca dei fatti era impiegata nella casa del gioielliere, avrebbe avuto un ruolo determinante nell’assassinio. Sarebbe stata lei, infatti, a far entrare i rapinatori nella casa e a fornire false dichiarazioni agli inquirenti per fugare il sospetto di un suo coinvolgimento e coprire la fuga dei complici.
Era il 25 novembre 2008 quando i carabinieri intervennero ad Acilia, dopo che una telefonata aveva segnalato un ferito in un appartamento in affitto al gioielliere Lenzi. I militari trovarono l’uomo senza vestiti, il corpo in terra in una pozza di sangue, polsi e caviglie legati con scotch. Il gioielliere era stato torturato e poi finito con un colpo alla testa.
Fu la colf di Lenzi a dire di essere stata aggredita da due uomini che erano entrati in casa, si erano impossessati dei gioielli custoditi in cassaforte e poi erano scappati. Il giorno successivo, però, accadde un fatto ‘strano’. Alla stazione ferroviaria di Milano, a bordo di un treno, fu trovato un trolley abbandonato. La valigia venne portata dal capotreno all’ufficio oggetti smarriti, e al suo interno furono trovati gioielli con etichette riconducibili a Lenzi.
La ‘stranezza’ fu che Iancu stesso andò all’ufficio dicendo che quel trolley era suo. Disse che lo aveva ricevuto da un connazionale per portarlo a Milano. Poi, il romeno confessò i fatti, dicendo però di aver partecipato solo alla rapina senza essere d’accordo con la violenza successiva, e chiamando in causa la domestica di Lenzi che avrebbe aperto la finestra dell’abitazione per consentire il loro ingresso.
