MILANO – Ilda Boccassini scuce al Giornale dei Berlusconi la ragguardevole cifra di 552.079 euro. Il conto lo fa lo stesso quotidiano, all’indomani dell’ennesima sentenza che ha dato ragione al procuratore aggiunto di Milano considerando diffamatorio un articolo di ben 14 anni fa, nel quale la Boccassini era accusata di condurre “una guerra” contro Silvio Berlusconi, dandogli la caccia e puntando a farlo fuori dalla politica per via giudiziaria.
Tali affermazioni ledono “il cuore della funzione giurisdizionale, come imparziale e indipendente”. Lo ha rimarcato la terza sezione penale della Cassazione confermando una sentenza della Corte d’appello di Brescia, che aveva condannato la Società europea di edizioni spa, in qualità di editrice del quotidiano Il Giornale, l’allora direttore Mario Cervi e il giornalista Salvatore Scarpino a pagare un maxi-risarcimento di ben 100mila euro a favore della Boccassini.
Per 16 volte il magistrato ha fatto causa al Giornale e per 16 volte si è vista dare ragione: di questi, 15 erano sui processi a Berlusconi. L’unica volta in cui il Cavaliere non c’entrava è stato per un articolo sulla vicenda della giovane somala Sharifa, messa in carcere per traffico di minori e scagionata dal Dna. Per quell’articolo si è vista attribuire il risarcimento più alto di tutti: 137mila euro. In tutti gli altri casi è una lunga guerra di botta e risposta dal giornale alle aule giudiziarie. E non soltanto con il Giornale, perché, scrive Luca Fazzo, “Ilda Boccassini querela senza distinzione di linea politico editoriale”. Al tesoretto del pm vanno aggiunti i soldi risarciti anche da Panorama, da Libero e da altre testate più progressiste.
Anche questa volta gli ermellini hanno rigettato il ricorso dell’editore e dei giornalisti del quotidiano, definendo “congrua” la motivazione della Corte d’Appello di Brescia, secondo cui “l’attribuzione a un magistrato di comportamenti sleali e incompatibili con la sua funzione (il perseguimento dell’obiettivo di governare il Paese portando avanti una guerra contro l’onorevole Silvio Berlusconi), comportando la negazione dello stesso ruolo istituzionale assegnato al magistrato, colpisce la persona/magistrato negando la sua stessa identità professionale, con aggravamento del pregiudizio sofferto”. Nel caso di specie, conclude la sentenza, si è di fronte a una “lesione di una particolare identità professionale che, per altro, trova fondamento, per doveri e guarentigie nel quadro costituzionale”.
