La metà dei giovani italiani sogna di emigrare all’estero e abbandonare l’Italia. Lo dice il Rapporto Eurispes 2011 secondo cui il 50,9% dei ragazzi tra i 25 e i 34 anni si trasferirebbe volentieri all’estero. Certo, dice lo stesso rapporto, oltre il 60% degli italiani ritiene ancora che vivere in Italia sia una fortuna, ma la maggior parte di questa percentuale è rappresentata da persone adulte. Infatti quasi il 40% dei 25-34enni ritiene che vivere in Italia sia una sfortuna, e ben il 40,6% degli intervistati (di tutte le fasce di età ) si traferirebbe volentieri all’estero, una percentuale superiore al 37,8% rilevata dall’Eurispes nell’analogo sondaggio condotto nel 2006. Quindi la situazione è peggiorata e c’è da giurarsi che la causa sia da ricerarsi nella mancanza di lavoro e prospettive. Anche se, colpo di scena, i meno disposti ad abbandonare l’Italia per andare a cercare fortuna all’estero sono i ragazzi del sud: il 62,9% non lo farebbe mai, contro il 49,1% del Centro-Nord.
La disillusione dell’amore di patria inizia intorno ai 25 anni, proprio quando ci si affaccia nel mondo del lavoro. Infatti la percentuale di chi ritiene che vivere in Italia sia una sfortuna è un po’ più bassa nella fascia d’età 18-24 (37,1%) e scende al 26% per quel che riguarda la popolazione di 65 anni e oltre. La precarietà lavorativa è indicata al primo posto tra i mali italiani, dal 29,1% degli intervistati. Ma per i giovani la precarietà lavorativa è un problema di gran lunga più pesante: lo sottolinea il 43,5% dei 18-24enni e il 33,6% dei 25-34enni. La percentuale scende gradualmente per poi risalire, a sorpresa, tra gli ultrasessantacinquenni, che evidentemente non sono indenni dalle preoccupazioni per le giovani generazioni.
Al secondo posto tra i mali italiani c’è la mancanza di senso civico (20,6%), mentre il 19,1% giudica eccessivo il livello di corruzione, il 15,2% ritiene che il peggiore problema per l’Italia sia rappresentato dalla classe politica, l’8,6% dalle condizioni dell’economia, il 3,9% dal tasso di criminalità e l’1,3% dallo stato del welfare. Per quanto riguarda in particolare la politica, il 68,2% degli intervistati si è dichiarato contrario a candidare alle elezioni un indagato, mentre il 21,5% si è dichiarato favorevole, e il 10,3% non ha espresso alcuna opinione.
La preoccupazione per la precarietà nel lavoro, e c’era da aspettarselo, è più diffusa nel Mezzogiorno (43,2% nelle Isole e 42,4% nel resto del Sud) contro il 30% del Nord-Est, il 25,6% del Nord-Ovest e il 18,9% del Centro, mentre per gli altri problemi denunciati dagli intervistati c’è una certa uniformità nelle risposte nelle varie aree geografiche. Eppure, di fronte alla domanda: “Si trasferirebbe all’estero?”, la situazione si ribalta. Il 62,9% degli abitanti delle Isole non lo farebbe mai (nonostante le preoccupazioni per il lavoro e tutti i problemi reali dell’area geografica, dall’economia alla criminalità ), contro il 49,1% degli abitanti del Nord-Ovest. I più disposti a trasferirsi vivono al Centro (49,4%, mentre solo il 40% ha dichiarato che non cambierebbe mai Paese). Guardando alle fasce di età , i più bendisposti ad andarsene hanno tra i 25 e i 34 anni (50,9%).
Ma dove si trasferirebbero gli aspiranti emigranti? In Francia (16,5%), Stati Uniti (16,1%), Spagna (14,3%), Paese che peraltro ha un tasso di disoccupazione che supera il 20%, Inghilterra (11,9%) e Germania (10,1%). Seguono Svizzera, Austria, Svezia, Canada, Olanda, Brasile, Danimarca, Norvegia.
