
ROMA – Coda polemica inaspettata al liceo Giulio Cesare dopo le scorribande con fumogeni del Blocco Studentesco. Gli studenti hanno contestato il presidio davanti alla scuola organizzato dalla Federazione degli Studenti con l’appoggio dell’Associazione Nazionale Partigiani. “Ci dissociamo, la scuola ce la difendiamo da soli” sostiene una parte rilevante del liceo di Corso Trieste. Non vogliono strumentalizzazioni, dicono. Il presidio, secondo la sinistra giovanile e i partigiani, doveva costituire un argine materiale e simbolico ai blitz dei movimenti di destra, dal Blocco Studentesco a Lotta Studentesca. La protesta ha colto di sorpresa i rappresentanti della sinistra, non si aspettavano una dissociazione plateale.
“Abbiamo indossato magliette bianche l’altro giorno proprio per dire che non abbiamo colore. Siamo qui anche contro il ddl Aprea e contro i tagli e ciò che è successo l’altro giorno è stato solo la molla per tirare fuori una protesta che comunque ci sarebbe stata”, dice Gabriele, un giovane leader dell’istituto, al terzo giorno di agitazione. Ma qualcuno si spinge oltre, non trattenendo una avversione di fondo al presidio partigiano. “In nome dell’anti-fascismo sono state uccise un sacco di persone”. E poi “io non sono anti-fascista”. Ancora: “Usano la nostra immagine e le nostre scuole per fare politica, si fanno la foto davanti al nostro liceo e noi non lo vogliamo”.
La prende con filosofia il presidente dell’Anpi di Roma, Vito Francesco Polcaro: “E’ normale che i ragazzi a questa età vogliano essere autonomi e che vogliano avere la loro autonomia. La nostra è solo un’adesione. Siamo qui per dire il nostro no ad azioni come quelle del blocco o di lotta studentesca. Più tardi saremo dal questore proprio per parlare di questo, è da un anno che vanno avanti le provocazioni. E le autorità non reagiscono con la dovuta energia”.
