MILANO – Liberi tutti. Da quando la Consulta ha eliminato i poteri speciali dei primi cittadini italiani, ogni muro può esser preda dei graffitari, ovvero gli esponenti dell’aerosol art, chiamata comunemente arte del “writing”.
In questi giorni, specialmente nelle grandi città e in particolare a Milano, comitati cittadini e semplici passanti hanno segnalato un incremento dell’azione dei writers, ragazzi che usano bombolette spray per disegnare sui muri (e su qualsiasi superficie adatta) rielaborazioni artistiche che partono dalla “tag”, la firma del proprio nome.
Un aumento dell’azione consistente, stimolato dalla decisione della Consulta – presa ad aprile scorso – di eliminare i super-poteri concessi ai sindaci, tra questi anche la facoltà di produrre ordinanze ad hoc. Come quella emanata dall’ex sindaco meneghino Letizia Moratti che prevedeva oltre alla denuncia penale e al sequestro del materiale, anche una sanzione da 450 euro per il writer colto in fragrante. Da quando l’ordinanza non è più in vigore il capoluogo lombardo, da sempre capofila nel nostro Paese per gli amanti del genere, è tornato ad essere il fulcro dell’attività dei graffitari.
Milano è da sempre al centro della battaglia tra legalisti e giustizialisti nei confronti dei writer. Clamoroso lo scontro di quattro anni fa tra l’ex vice-sindaco Riccardo De Corato e l’assessore dell’allora giunta Moratti Vittorio Sgarbi. Nel 2007 fu infatti fermato in stato d’arresto Daniele Nicolosi a.k.a. (also known as, “anche conosciuto come”) Bros, uno dei principali writer italiani, e proprio nell’anno in cui lo stesso Nicolosi aveva esposto le sue opere al Palazzo Reale meneghino.
In quell’occasione Sgarbi dichiarò: “De Corato è in contraddizione con il suo destino: vantarsi della cattura di Bros è come fregiarsi dell’arresto di Giotto”. Insomma, artisti o vandali, “uomini ombra, fieri dei propri nomi fino alla tomba” come lì definì il rapper Polare, si muovono oggi alla luce del sole nonostante non sia chiaro al momento quali siano i limiti legali della loro attività.
Andrea Sergio a.k.a. Wany, writer di 33 anni celebre in Italia e all’estero, spiega che “i graffitari sono calligrafi che usano lo spazio urbano per scrivere parole, nomi, messaggi, anche se qualcuno considera le scritte scarabocchi, a torto: la verità è che alla maggior parte delle persone mancano gli strumenti per decodificarle”.
Per Wany, brindisino d’origine, la cultura hip-hop che contiene il “sacro fuoco” dell’aerosol art è stata una via d’uscita, un’opzione alternativa alla vita di strada. Una possibilità molto democratica: “I graffiti sono ovunque e alla portata di tutti, però non tutti hanno il coraggio di scendere in strada la notte per dipingere una parete, ma chiunque può farlo A Milano sono stati cancellati graffiti stupendi mentre le strade sono invase da orrendi cartelloni pubblicitari con cellulari e tette. È sbagliato criminalizzare, bisogna fare dei distinguo”.
Sesto San Giovanni, Molino Dorino, Corsico: sono solo alcune delle aree limitrofe a Milano che i writers cercano di riqualificare con il loro lavoro. E se come in questi casi il writing assume connotazioni sociali, più che un problema cittadino rischia di trasformarsi in una risorsa concreta per la collettività.