Green pass in vendita su Telegram. Un gruppo sul noto servizio di messaggistica, metterebbe in vendita – illegalmente – certificati verdi genuini e funzionanti, ma si tratta di una vera truffa. I prezzi svariani dai 100 euro per il Green pass digitale, fino ai 120 per quello cartaceo. Poi ci sarebbero anche le “agevolazioni” per le famiglie: 300 euro per un nucleo famigliare di quattro persone o 450 euro per 6 persone.
Green Pass in vendita (illegalmente) su Telegram
La notizia è riportata da Il Messaggero. Diverse chat su Telegram, in cui venivano venduti certificazioni vaccinali, sono state già chiuse e non è facile reperire i collegamenti. Si ipotizza che il link a questo canale circoli su altri social media, in gruppi chiusi, e tramite il passaparola. Gli iscritti sarebbero quasi 15mila. Si parla di almeno mille Green Pass già venduti in tutta Italia.
I prezzi sono 100 euro per il digitale, cartacei a 120 euro e pacchetti speciali per le famiglie. Per un nucleo composto da 4 persone il costo sarebbe di 300 euro, mentre per 6 persone si arriverebbe a 450 euro. I pagamenti non possono essere fatti con metodi di pagamento tradizionale, ma tramite BitCoin o buoni spesa Amazon, Zalando e di altri store online.
Green Pass, attenzione alla truffa per comprarlo su Telegram
I Green pass sarebbero regolarmente rilasciati “dal Sistema Sanitario Europeo“. Una vera e propria truffa visto che il rilascio del documento sia di competenza dei singoli Paesi membri. Per ottenere una certificazione verde attraverso il gruppo di Telegram, che ai controlli risulterebbe “perfettamente valida”, sarebbe necessario fornire una tessera sanitaria e un documento di identità.
Si tratta di una pratica illegale di contraffazione e compravendita di documenti, che non darebbe alcuna garanzia di ricevere un Green pass funzionante. Dietro potrebbe però esserci un’operazione di phishing per rubare i dati personali degli ingenui acquirenti. Un’ulteriore prova che si tratta di una truffa, è data dall’impossibilità di contattare direttamente gli amministratori del gruppo, che non risponderebbero alle domande poste dagli utenti in privato.