Alla fine sul Green Pass sta andando proprio come si pensava, ancora molta confusione, tanto che addirittura alcuni ristoranti chiedevano anche i documenti di identità. Cosa che ovviamente non si può fare e così ieri il ministro Lamorgese ha dovuto precisare che i ristoratori non possono chiedere i documenti ai clienti, e che i controlli saranno a campione (ricordate l’autocertificazione?). Quindi non potendo chiedere i documenti, il Green Pass sarà sulla fiducia.
Bari, palestre, ristoranti e altri luoghi affollati e al chiuso, è lì che serve il Green Pass ed è lì che viene controllato. Nel Qr Code ci sono le generalità, insomma nome e cognome di chi ha fatto il vaccino o è guarito dal Covid e quindi ha il Green Pass. Ma come si fa a capire se le persona che abbiamo di fronte sia davvero il titolare del Green Pass oppure magari un parente, un amico. Non si può. Lo possono fare solo le forze dell’ordine, che però non possono controllare tutti i clienti di tutti i ristoranti d’Italia. Per questo ci saranno controlli a campione.
Il dubbio era nato perché sul decreto approvato dal governo non si fa cenno all’obbligo per ristoratori e titolari delle altre attività di accertare le generalità del cliente, ma l’applicazione utilizzata per scansionare il Green Pass contiene un’indicazione diversa. Sulla schermata che compare dopo aver inquadrato il Qr Code del certificato è infatti scritto: “Per completare la verifica è necessario confrontare i dati anagrafici sotto riportati con quelli di un valido documento di identità”. E questo aveva provocato la rivolta dei ristoratori che giustamente non sono poliziotti.
Il cittadino trovato in un locale pubblico senza Green Pass rischia la multa da 400 a 1.000 euro. Se è contraffatto o comunque non coincide con il documento di identità si può essere denunciati per falso. Il gestore che fa entrare un cliente senza green pass oltre alla multa, rischia la sanzione amministrativa della chiusura da 1 a 10 giorni dopo due violazioni commesse in giornate diverse, alla terza violazione.