GROSSETO – Prima ha perso la sorella a soli 17 anni per un’embolia polmonare. Poi ha anche dovuto sopportare le offese via web di uno dei medici che in quell’ospedale dove la sorella è morta lavora. Ora, con una lettera, il medico anestesista che, su Twitter, aveva offeso la sorella di Valentina Col, la 17enne morta nell’ospedale di Orbetello per un’embolia polmonare il 25 agosto 2013 si scusa.“Valentina è morta. Amen”. “Che capisci? Scemetta piena di pregiudizi”. Questa la frase indirizzata alla sorella della ragazza per difendere i suoi colleghi dell’Ospedale di Orbetello, dopo che quest’ultima aveva avuto da ridire sull’archiviazione nei confronti di 10 medici della struttura.
“Sono profondamente addolorato per la vicenda dello scambio di messaggi avvenuto su Twitter, qualche giorno fa, con la sorella della signorina Valentina Col”, spiega l’anestesista Giovanni Pasetti. “Per principi etici e deontologici, per la posizione di responsabilità che ricopro, in virtù della quale tengo quotidianamente i rapporti con i parenti dei ricoverati, non mi sarei mai permesso di avere atteggiamenti offensivi nei confronti della famiglia e della memoria di Valentina Col”.
“Il mio intervento su Twitter – continua Pasetti – è avvenuto in piena buona fede, non a titolo professionale, ma esclusivamente personale, nei toni e nei modi che probabilmente i 140 caratteri concessi da twitter hanno reso fraintendibili. Rinnovo le mie scuse alla famiglia Col, dichiarandomi disponibile ad ulteriori chiarimenti sull’increscioso equivoco, se ritenuto necessario”.
Questo il contenuto della lettera di scuse inviata alla direzione della Asl di Grosseto, che ieri aveva avviato verifiche sugli insulti che lo stesso Pasetti avrebbe “postato” su Twitter.
Un’indagine degli ispettori del ministero della Salute ha stabilito che quella di Valentina Col è stata
“una morte evitabile quindi prevedibile”, causata da una serie di imperdonabili “superficialità” commesse dai medici di Orbetello. Il reparto, nella relazione finale della Commissione, è stato accusato di non avere rispettato il protocollo standard, in modo particolare non sarebbe “stata compilata la prescritta scheda di valutazione del rischio tromboembolico, così come stabilito dalle procedure della Regione Toscana. Se quella scheda fosse stata compilata, a Valentina sarebbe stata somministrata l’apposita profilassi tromboembolica”.