«Prosegue il mio sciopero della fame ad oltranza. Questo perché ritengo immotivato e non condivisibile il ripetuto rifiuto da parte dell’autorità giudiziaria a svolgere accertamenti tecnici volti a stabilire la mia impotenza». Lo ha detto, attraverso i suoi legali, dal carcere romano di Rebibbia, dove è recluso Danilo Speranza, il “Guru” dell’associazione new age “Maya” da lui fondata negli anni ’80, arrestato a Roma il 16 marzo scorso con l’accusa, tra l’altro, di violenza sessuale su minorenni e truffa aggravata.
Speranza, in sciopero della fame dallo scorso primo aprile, attraverso i suoi avvocati, Dario Masini e Graziella D’Agostino, ha anche osservato che «si credono alle parole di testi ma non si vuole giungere a riscontri scientifici che renderebbero vane tali parole. Il mio sciopero terminerà solo quando finalmente, tramite tali accertamenti, la verità sulla mia innocenza verrà alla luce». I legali di Speranza sottolineano che «la determinazione del nostro assistito è tale da non essere dissuasa dalle contrarie indicazioni dei sanitari che hanno consigliato l’immediata interruzione dello sciopero della fame»