“Il caso Morgan nasce dal fatto che Morgan è andato in tv a incitare i giovani a usare la cocaina – ha precisato Giovanardi – sostenendo che aveva delle proprietà terapeutiche: è il caso di chi ha usato i media per propagandare in qualche modo l’uso della droga. Non corrisponde al caso di chi è vittima della droga. Qui bisogna guardare ai comportamenti dei vip coinvolti nell’inchiesta milanese”.
Giovanardi si riferisce all’inchiesta della Procura di Milano che ha fatto luce sul lato oscuro della movida milanese, portando al sequestro di due famosissime discoteche frequentate dai vip, lo Hollywood e il The Club, e agli arresti domiciliari cinque persone, tra cui Rodolfo Citterio, membro della Commissione comunale di vigilanza sui locali, da cui dipendono licenze e permessi per aprire un’attività.
Le indagini partono nel 2007. Il pm di Milano Frank Di Maio, che sta indagando sui ‘fotoricatti’ di Fabrizio Corona, si imbatte in un giro di droga in alcuni locali vip milanesi. Viene arrestato un giovane pr, Pietro Tavallini, pusher dei vip. Alcune showgirl vengono chiamate a testimoniare davanti al pm. I loro racconti, spiega il gip Giulia Turri che ha firmato l’ordinanza, diventano determinanti per la nuova inchiesta. Il 27 marzo 2007, Belen Rodriguez e’ davanti agli investigatori. ”Ho fatto uso di cocaina – spiega – assieme a Francesca Lodo (ex ‘letterina’, ndr), a casa sua, solo due volte”. La showgirl aggiunge: ”Lei mi invitava spesso ad andare nei bagni dell’Hollywood, le domeniche sera in cui stavamo insieme con tutti i componenti del gruppo Mora, ma io non la seguivo perche’ temevo l’effetto della coca”.
Il sottosegretario Giovanardi sulla vicenda ha aggiunto “E’ chiaro che se in quei locali viene fornita droga in quella maniera, la prima cosa che gli inquirenti devono fare è perseguire penalmente per spaccio coloro che forniscono queste sostanze. Nel nostro ordinamento è noto che il consumatore non può essere penalmente perseguito, ma sicuramente gli possono essere applicate sanzioni amministrative, come il ritiro della patente o del passaporto, e sono cose che gli inquirenti devono fare”.
“Sono due fattispecie totalmente diverse – ha insistito Giovanardi riferendosi a Morgan – un conto è avere un problema, una malattia o un vizio, cioè essere succubi della droga, quindi essere in una situazione di dipendenza, e un altro è essere promotori, divulgatori dell’uso della droga. Quindi da una parte abbiamo una persona che va aiutata, mentre dall’altra parte abbiamo una persona che assume atteggiamenti che rischiano diffondere il problema”.